Preziose

Acquasola, dagli scavi riemergono le opere idrauliche disegnate dal Barabino

La presenza del complesso sistema di gestione idrica del parco potrebbe far cambiare il posizionamento della statua di Giorgio Parodi, cofondatore della Moto Guzzi

Genova. La canalizzazione ottocentesca dell’Acquasola, fatta di canali si scolo e raccolta delle acque, realizzata in ardesia e mattone, è riemersa in parte durante gli scavi iniziati nella giornata ieri per posizionare la statua di Giorgio Parodi, uno dei fondatori della storica Moto Guzzi.

Lo scavo è iniziato nei pressi di una aiuola di corso Podestà, a pochi metri dalle cancellate del parco dell’Acquasola: ma dopo qualche colpo di benna delle scavatrici di Aster, dalla terra è emersa un opera in muratura curva, rivestita in parte di ardesie e mattoni. Immediato l’intervento della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova, che con i suoi tecnici ha supervisionato lo scavo.

Secondo le prime rilevazioni, ancora in corso, si tratterebbe di alcune opere idrauliche relative alla costruzione della spianata dell’Acquasola, disegnata e progettata nel 1821 dall’architetto Carlo Barabino, uno dei più grandi della storia genovese, dal cui ingegno nacquero niente meno che l’impianto del Cimitero Monumentale di Staglieno, il Ponte Sifone dell’Acquedotto, la facciata della chiesa dell’Annunziata e di San Siro. E molto altro.

“Tutta l’area dell’Acquasola è stata dotata di un complicato quanto raffinato sistema di gestione delle acque – ci spiega Luca Trigona, referente della Soprintendenza – che fin dal momento della sua costruzione si rese necessario per tenere stabile il terreno”. Queste opere sotterranee sono in funzione ancora oggi, nonostante da tempo tutta l’area inizia a dare segni importanti di criticità. E per la statua? “Sicuramente lo scavo ha messo in luce la fragilità di un terreno in continuo assestamento – sottolinea Trigona – cosa che credo spingerà a trovare un’altra zona per collocare il monumento”. Ma non solo: “Questo scavo ci da quindi l’occasione di studiare quanto fu fatto due secoli fa, per capire come gestire oggi tutta questa grande area“.

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