Genova. In occasione del 51esimo anniversario dell’affondamento della motonave inglese London Valour – che il 9 aprile 1970 si schiantò sulla testata del molo Duca di Galliera del porto di Genova, provocando la morte di 20 dei 58 membri di equipaggio, nonostante la corale mobilitazione dei genovesi per i soccorsi – domattina, 9 aprile, alle 8, nel piazzale antistante la Capitaneria di porto di Genova si terrà una solenne cerimonia di alzabandiera, nel corso della quale sarà issata l’insegna della Marina Mercantile inglese in memoria delle vittime.
La cerimonia sarà presenziata, oltre che dal direttore marittimo della Liguria Nicola Carlone, anche dal sindaco di Genova Marco Bucci, dalla console onoraria del Regno Unito Denise Dardani e dai rappresentanti dell’associazione nazionale Marinai d’Italia.
La commemorazione proseguirà nel pomeriggio con il fischio delle navi in porto che, alle ore 14.25, ricorderà simbolicamente il mayday lanciato dalla M/N London Valour ai soccorritori del porto di Genova. Non tutti lo sanno ma anche Fabrizio De André dedicò una canzone alla catastrofe.
La storia. Uno dei più cocenti disastri marittimi avvenuti a Genova. 20 vittime. 38 superstiti. Immagini indelebili negli occhi di chi fu testimone. Il 9 aprile del 1970 la nave – un piccolo mercantile – naufragò durante una tempesta davanti alla spiaggia di punta Vagno, poco oltre la diga del porto. Era stata presa in balia del libeccio qualche chilometro prima e poi, alla deriva, con i motori fuori uso, era stata spinta verso la diga.
I testimoni. Oltre ai superstiti, naturalmente, tanti genovesi, richiamati alla Foce dalla sirena della nave. Il disastro si esaurì tra le 13e30 e le 14e30, quando la nave si infranse contro gli scogli. Una situazione tale, una rapidità tale, che fare qualcosa fu praticamente impossibile: i soccorritori provarono a lanciare funi ai marittimi, dalla scogliera. Pilotine della guardia costiera, gommoni, pescherecci, non potevano – a causa dei marosi – uscire dalla diga per raggiungere la nave inglese.
Solo, a un certo, punto, l’elicottero dei vigili del fuoco – al comando Rinaldo Enrico – riuscì a raggiungere e mettere in salvo, dall’alto, con l’ausilio di un ciambellone d’emergenza, quante più persone possibili. 38, appunto. 13 furono tratte già morte dalle onde. Altre 7 morirono in ospedale.
Quello stesso anno, circa un mese dopo. Genova visse la sua grande, terribile alluvione. Tre anni dopo, il capitano-eroe Rinaldo Enrico, morì in un incidente di elicottero insieme ad altri tre vigili del fuoco. Precipitarono al largo della costa savonese.