Terza ondata

Il Ponente supera la soglia per la zona rossa, Toti: “Possibili misure in tutta la Liguria”

Anche l'Imperiese supera il limite di 250 casi ogni 100mila abitanti, la Regione valuta restrizioni già prima di Pasqua

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Genova. Da una parte il Savonese e l’Imperiese che hanno superato la soglia di incidenza per l’ingresso in zona rossa (su valutazione discrezionale del presidente della Regione) e che molto probabilmente proseguirà il lockdown anche dopo le vacanze pasquali, sempre che non finisca per anticiparlo. Dall’altra l’intera Liguria che, alla luce del decreto che il governo Draghi si appresta a varare nelle prossime ore, rischia nuove pesanti restrizioni a causa della possibile modifica dei parametri.

“A Savona si è superata quota 250 casi per 100mila abitanti alla settimana che è la soglia di warning su una serie di situazioni”, ha riferito il presidente Giovanni Toti oggi pomeriggio in un’informativa al Consiglio regionale. In serata è emerso che anche l’Imperiese, già investito dai contagi a febbraio, è tornato sopra i livelli di guardia: “Fino a ieri eravamo immediatamente sotto, ora siamo sulla linea di confine”.

“A fronte di questo, se nelle prossime 36-48 ore non ci fosse un’inversione di dati, cosa che non vedo al momento molto probabile, è possibile che per alcuni di quei distretti o intere province si possa pensare al prolungamento delle misure restrittive dopo Pasqua“, aveva spiegato Toti nel pomeriggio chiarendo che la zona rossa non sarebbe entrata in vigore prima di quella nazionale che scatterà dal 3 al 5 aprile: “È più prudente immaginare che alle 24 del giorno di Pasquetta alcune zone della nostra regione non tornino in una fascia di minore rischio ma prolunghino le misure pasquali per alcuni giorni”.

Poi il cambio di direzione: le misure per Savona e Imperia potrebbero arrivare anche prima di Pasqua. “Domani sarò a Savona e Imperia per incontrare vertici della sanità di quel territorio, poi ragioneremo coi sindaci che ho convocato venerdì per fare alcuni ragionamenti. Se dovessimo anticipare delle misure anticiperemo la loro convocazione per sentire il loro parere – ha detto in conferenza stampa il presidente ligure -. Oggi la pressione ospedaliera è in controtendenza e i numeri dell’incidenza della pandemia sono ulteriormente in crescita. È una valutazione che abbiamo chiesto ai nostri tecnici. La pressione ospedaliera è la prima cosa che ci interessa, dopodiché nella giornata di giovedì o venerdì mattina decideremo indubitabilmente”.

Ma attenzione: la situazione della Liguria dovrà essere definita anche “alla luce dell’assegnazione dei parametri nazionali – prosegue il presidente della Regione -. Se il Governo dovesse ulteriormente abbassare i parametri di soglia o introdurre nuovi fattori di rischio è possibile che sia la regione ad affrontare misure nel suo complesso e quindi non necessiti di misure localizzate“.

Secondo le previsioni di Toti “tra domani e dopodomani verrà varato un nuovo decreto legge che cancellerà la zona gialla fino alla fine di aprile più un’ulteriore serie misure su cui i governatori non hanno ancora espresso valutazioni perché non è arrivato ancora un testo”. L’abolizione della zona gialla è una possibilità controversa: l’altra ipotesi è che il Governo restringa i parametri per l’accesso in quella fascia. La Liguria potrebbe dunque restare in zona arancione, ma non è detto che – proprio a causa della maggiore incidenza registrata a Ponente – si trovi a passare tutta in zona rossa una volta terminate le festività pasquali.

Del resto il quadro epidemiologico della Liguria non è del tutto rassicurante, da come lo descrive ancora Toti: “Aspettando quel decreto, è chiaro che oggi noi abbiamo una regione che va a due velocità. un’incidenza che sfiora i 3 casi ogni 10mila abitanti al giorno nel savonese, appena più bassa imperiese, mentre per il resto i numeri meno preoccupanti anche dal punto di vista della pressione ospedaliera. Questa mattina in Alisa la task force stava elaborando il passaggio alla fase 4 del piano di contenimento ospedaliero per i presidi di Asl 1 e Asl 2 aumentando i posti letto in terapia intensiva e in media intensità in vista di una continua pressione su quelle aree che di solito è proporzionale all’aumento dei contagi”.

Oltre alla valutazione sanitaria “su cui non si discute nel modo più assoluto” c’è anche un “ragionamento politico“. Lo stesso per cui la Liguria preferisce chiudere le seconde case in un momento di chiusura generalizzata ed eliminare un possibile fattore di rischio. “Se l’intento del Governo è quello di usare il mese di aprile per raffreddare pandemia e arrivare a una riapertura graduale tra fine aprile e inizio maggio, sarebbe sbagliato agire in modo anticongiunturale – chiarisce Toti -. In qualche modo si dovrà allineare lo sforzo di Regione Liguria a quello del Governo con le medesime tempistiche e i medesimi obiettivi”.

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