Protesta

#nodeliveryday, anche a Genova lo sciopero dei rider: “Oggi fermi per i nostri diritti” fotogallery

Difficile capire quanti aderiranno alla protesta. Secondo i sindacati sono circa 400 a Genova gli addetti alle consegne di cibo, raddoppiati dall'avvento della pandemia

Sciopero rider 26 marzo

Genova. Per una volta sono loro a stare fermi, in attesa che arrivi qualcosa. E per qualcosa si intende: eque retribuzioni, tutele, un contratto vero e propio e non basato su un’occupazione fintamente autonoma.

Sono i rider, i ragazzi e ragazze che a bordo di biciclette, scooter e a volte skateboard, sfrecciano nelle strade cittadine per portarci i nostri hamburger, i nostri sushi, pizze e birre. Oggi, venerdì 26 marzo, la rete nazionale “RiderXiDiritti” ha proclamato lo stop delle consegne con un #nodeliveryday, invitando i clienti a rinunciare, per un giorno, a farsi recapitare a casa i pasti o la spesa.

La protesta in Liguria è andata in scena a Genova e Savona. Nel capoluogo ligure al presidio di De Ferrari le biciclette e le borse frigo con i loghi più noti – una decina di riders – e poi tante bandiere dei sindacati (Cgil, Cisl e Uiltucs), alcune dei partiti di sinistra (Rifondazione), volantinaggi e la presenza di alcuni attivisti in segno di solidarietà. In piazza anche il consigliere regionale Ferruccio Sansa e il sindaco di Genova Marco Bucci.

Non una grande adesione se si pensa che a Genova ci sono circa 400 rider, una cifra raddoppiata nel corso dell’ultimo anno ovvero dall’avvento della pandemia. “Si tratta di una stima ma una cifra esatta – dice Alfredo Pongiglione, ex rider Deliveroo, fondatore di una rete tra fattorini e referente della Cgil – non è possibile al momento perché queste persone non esistono per l’Inps in quanto rider, questo dà il metro di quanto sia difficile raccogliere la loro voce e portare avanti la richiesta di maggiori diritti e tutele“.

“Parliamo di persone – continua il portavoce dei rider – che non hanno diritto a ferie, quattordicesime, malattia, tfr, alle indennità di lavoro notturno o durante la pandemiaa, e il contratto collettivo firmato solo dall’Ugl, a novembre, è nei fatti peggiorativo delle loro condizioni”.

Anche i riders, come i corriere di Amazon che sono scesi in piazza lunedì, sono “schiavi di un algoritmo” che decide quanto e come sono pagati all’ora non tenendo conto di traffico, salite, strade pedonali, condizioni meteo e velocità di reazione da parte del cliente.

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