Genova. Ha ucciso il piccolo Adam perché non era in grado di gestirlo e perché le crisi di pianto del piccolo la facevano impazzire: si metteva a urlare da sola in casa e spaccava oggetti fino a che il piccino non smetteva di piangere.
Di notte poi il bimbo di 3 anni e mezzo anziché farlo dormire nel letto con lei lo teneva legato nel passeggino facendolo dormire seduto perché non sopportava i suoi movimenti nel letto.
Sono i racconti dei tanti testimoni a raccontare le pene che deve aver passato il piccolo Adam, figlio di Giulia Stanganini e di un uomo con cui la relazione si era interrotta, che secondo la procura di Genova e gli investigatori della squadra mobile è stato soffocato nel letto dalla madre con un cuscino, sei mesi prima che la donna uccidesse anche la sua di madre, Loredana Stupazzoni, bidella in pensione di 63 anni facendola poi a pezzi.
L’ex marito ha raccontato agli investigatori che Giulia non era fisicamente aggressiva con il piccolo ma che non era in grado di prendersene cura completamente e non ne sopportava il pianto. La madre dell’ex marito racconta invece che il piccolo a 3 anni mangiava ancora solo omogeneizzati perché lei non sapeva cucinare.
E il bimbo non andava all’asilo perché lei era possessiva e “non lo lasciava con il padre se non saltuariamente”. Per il gip la donna “appare sinceramente affezionata al figlio ma profondamente immatura, incapace di condurre una vita consona alla gestione del figlio al quale impone un modus viventi completamente inadeguato”.
Una sera, circa 5 giorni prima dell’omicidio, una vicina di casa sentendola urlare più del solito ha chiamato il medico della donna: “sembrava essere impazzita – racconta la vicina – gridava bestemmiava e tirava pugni alle porte perché il bambino piangeva”. Il medico però non arriva e la vicina racconta che “dopo due ore la Stanganini aveva smesso di gridare e il bimbo di piangere.
E la notte precedente alla morte di Adam ci sono altri vicini che lo sentono piangere, ma è quel pianto che i vicini conoscono bene perché purtroppo come conferma anche il pediatra Adam piangeva spesso. E Giulia la notte tra il 21 e il 22 novembre lo ha preso dal passeggino mentre dormiva profondamente lo ha portato sul letto e poi lo ha soffocato con un cuscino. La donna nega l’omicidio: dice che si era alzata per bere un bicchiere di latte e quando è tornata ha visto che non si muoveva.
Un omicidio premeditato secondo gli investigatori della squadra mobile, come confermato dalle ricerche su internet che la Stanganini aveva fatto un mese prima della morte di Adam. “Come uccidere un bambino” , “mamme che uccidono figli”, “asfissia”, “gioco del foulard”. E poi un messaggio mandato all’ex compagno, padre del bimbo, 12 giorni prima della morte: “Buon anno a te e agli altri e buon Natale. Vedrai tra poco col piccolo Adam” aveva scritto nell’sms.
Il giorno in cui Adam muore, la Stanganini non versa una lacrima, pensa solo ai suoi problemi di salute, cerca di farsi un po’ di latte, ripetono i testimoni agli investigatori. Ma da quel giorno i rapporti già tesi con la madre diventano sempre più logori. La nonna del piccolo la chiama assassina. Le due donne avevano sempre avuto un rapporto conflittuale, per i soldi. Litigavano spesso e in più occasioni la figlia aveva picchiato la madre e l’aveva minacciata.
La Stanganini, in cella dopo la confessione della distruzione del corpo della mamma, parla anche con una sua compagna di cella e confessa a lei di avere messo un cuscino in faccia al piccolo perché piangeva troppo forte. E poi sottolinea “Non volevo facesse una vita di m.. come me”. Anche ad aprile dello scorso anno, secondo gli inquirenti, le due donne avrebbero litigato. Per i pm la figlia avrebbe ucciso la madre e dopo avrebbe cercato di disfarsi del corpo, per questo la indagano anche per quell’omicidio e ne chiedono l’arresto. Per il gip però la morte della ex bidella potrebbe essere compatibile con un suicidio.