Il test

Esselunga “ruba” clienti ai negozi di quartiere? La risposta di chi va a farci la spesa

La nostra indagine tra i clienti dell'ipermercato di via Piave mentre fa discutere la nuova apertura a San Benigno

Genova. A chi “ruba” i clienti Esselunga? Domanda che è legittimo porsi quando sono passati quasi tre mesi dall’apertura del supermercato in via Piave e quasi tre settimane dalla delibera del Consiglio comunale che spalanca le porte alla nascita di un altro punto vendita a San Benigno, contestatissima dall’opposizione e soprattutto dai commercianti e dalle loro associazioni.

Affosserà il piccolo commercio di quartiere“, è la previsione nefasta che ha accompagnato finora non solo le aperture di Esselunga, ma di tutti i supermercati e le grandi superfici di vendita intenzionati a sbarcare in varie zone della città (anzitutto Nervi e Quarto, ma anche Sestri Ponente e Rivarolo). Su questa stessa linea, in difesa dei negozi di vicinato, si sono mosse Confcommercio e Confesercenti e nel recente passato anche un pezzo dell’attuale maggioranza (la Lega) che sponsorizza regolarmente il marchio di Caprotti, augurandosi di vederlo sempre più spesso a Genova in nome della concorrenza.

Così, per capire se si tratta di un timore giustificato, abbiamo deciso di fare un piccolo test. In tarda mattinata, orario generalmente dedicato agli acquisti per chi non lavora, abbiamo intervistato una quindicina di clienti trovati in maniera del tutto casuale all’ingresso del supermercato di via Piave e nei pressi del parcheggio superiore.

Prima andavo sempre alla Basko o alla Coop, frequentavo poco i negozi di quartiere“, racconta una residente di Albaro. Una coppia di anziani è arrivata da San Fruttuoso: “Qui è bellissimo, mi piace venirci, ma non c’è tanta convenienza. Noi eravamo abituati a Milano”. Dove si andava a comprare prima? “In’s, Basko, Pennymarket, Eurospin, Pam: spendiamo pochissimo perché stiamo attenti a tutte le offerte. Ma non andiamo mai alla Coop perché è troppo cara“.

Non tutti sono entusiasti di Esselunga. Un cliente esce visibilmente deluso: “Abito in Castelletto e sono venuto apposta qui, ma questa è l’ultima volta, perché non posso pensare che ci siano errori sulle etichette. Mi sono trovato a dover pagare di più”. Archiviata l’esperienza negativa, tornerà alle vecchie abitudini: “Di solito vado a comprare negli ipermercati o in altri esercizi di quel genere”. Ancora una volta, niente negozi di vicinato.

Una cliente ci racconta che frequenta Esselunga poco spesso: “Abito a Marassi – ci spiega – e il più delle volte faccio la spesa nei vari supermercati del mio quartiere”. Anche nei piccoli negozi? “No, perché capito sempre nell’orario in cui sono chiusi”. Seconda volta all’Esselunga per una giovane residente di Sturla che prima frequentava solo un supermercato: “Sono venuta a provare, ma di solito compro tutto alla Basko di via Lagustena. Ci sono buoni prezzi, la carne fresca è molto buona, si trova sempre parcheggio. Anche qui non è male ma devo ancora ambientarmi”.

C’è chi fa chilometri per comprare all’Esselunga di via Piave. “Vengo apposta da Certosa“, racconta una signora. “Quando posso vengo qui, ma se non c’è tempo si va dove viene più comodo, nei supermercati ma anche nei negozi di quartiere“. Abitudine che non è cambiata: ipermercato per la grande spesa, esercizi di vicinato per le necessità del momento.

Altra coppia di anziani all’esordio: “È la prima volta che ci entriamo, c’è tanta roba”. Sono residenti in Albaro e spiegano un fenomeno significativo: “Una volta qui in via Piave c’erano tanti negozi. Ora sono spariti, così dobbiamo andare al supermercato per forza, anche se la frutta e la verdura andiamo a comprarle al mercato”.

Lo stesso concetto arriva da una signora che abita in centro: “Negozi di quartiere? Ormai ce ne sono pochi, compriamo qualcosa da quelli che ci sono vicino a casa. All’Esselunga veniamo a fare la spesa una volta ogni dieci giorni, prima invece andavamo alla Coop“. In questo caso ha pesato la concorrenza tra giganti della grande distribuzione.

Arrivano dal Levante altri due clienti che gestiscono a loro volta un esercizio commerciale: “Per noi è la seconda volta. Abitiamo verso Quarto, quindi ci viene più comodo il Carrefour di San Martino. Abbiamo altri negozi da cui rifornirci, ma quando ci servono cose più specifiche andiamo lì. Qui dovremmo venirci apposta”.

“Veniamo ogni settimana da Carignano per la spesa più grande – ci dice una ragazza – mentre prima sceglievamo altri grossi supermercati a Genova, come la Coop, l’In’s e tutti i discount disponibili“. I negozi di quartiere? “Sì, per la frutta e la verdura fresca e le piccole cose che servono di giorno in giorno. Spesso continuiamo a comprarle lì”.

E infine altre due giovani, residenti in Albaro: “Andavamo di solito alla Basko, ma non abbiamo mai avuto un supermercato fisso. Qui è molto fornito, ci sono tante cose che non si trovano altrove, è molto comodo”. Spiega l’altra: “Io generalmente preferisco il supermercato per comodità. Trovo di tutto, la carne, il pesce, le verdure e non devo andare in più posti. So che non è bellissimo, ma mi trovo meglio così”.

Un piccolo viaggio tra la clientela che svela anzitutto un fenomeno: Esselunga in Albaro attira clienti da tutta Genova, prevalentemente dal centro e dal Levante, e molti di loro sono occasionali, cioè non sfruttano l’ipermercato per la spesa quotidiana. La maggior parte di loro, poi, afferma di non aver frequentato i negozi di quartiere nemmeno prima che aprisse Esselunga. Chi lo faceva in buona parte continua a farlo per una certa tipologia di acquisti (prodotti freschi e urgenze), ma rileva anche che il commercio di vicinato aveva già avuto una netta contrazione rispetto al passato, motivo per cui è diventato “obbligatorio” comprare al supermercato.

Volendo trarre una logica conclusione, si potrebbe dire che Esselunga “ruba” i clienti non tanto ad alimentari, fruttivendoli, macellerie, pescherie e simili, quanto invece ai supermercati della media distribuzione (Basko e Carrefour i marchi più citati), alla grande distribuzione concorrente (Coop) e ai discount (In’s, Eurospin). O almeno, questo è ciò che si osserva in un contesto urbanistico come quello di Albaro, dove il tessuto commerciale preesistente risultava già piuttosto rarefatto.

Diverso potrebbe essere lo scenario a San Benigno, dove i timori sono legati soprattutto alla sorte delle numerose attività di Sampierdarena, in particolare nella zona di via Cantore e via Buranello, che dovranno confrontarsi con un polo attrattivo potentissimo a distanza ravvicinata, in grado di offrire una scelta di prodotti molto vasta. Anche in quel quartiere, però, c’è un ventaglio piuttosto ampio di supermercati e discount. A loro Esselunga – se riuscirà nella missione di aprire il secondo punto vendita a Genova – creerà la maggior parte dei problemi, ma per i “piccoli” che già oggi sopravvivono a fatica potrebbe essere la mazzata finale.

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