Fenomeno

Coronavirus, in Liguria boom di contagi nei giovanissimi: la fascia 5-19 anni è la più colpita

Dimezzata l'incidenza sugli over 80 grazie alle vaccinazioni. Il pediatra genovese Ferrando: "Sbagliato dare la colpa alla scuola"

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Genova. Chi contrae di più il coronavirus in Liguria? Fino a qualche mese fa la risposta sarebbe stata scontata: gli anziani. Invece i dati rivelati nelle scorse ore da Alisa sono sorprendenti: oggi la fascia d’età più colpita dai contagi è 5-19 anni, cioè bambini e ragazzi in età scolare, con un’incidenza media settimanale che supera i 25 casi ogni 100mila abitanti di quella categoria. Al secondo posto ci sono gli adulti tra i 20 e i 64 anni, poi i più piccoli (0-4 anni) e solo agli ultimi posti le fasce 65-79 anni e over 80 la cui incidenza si è dimezzata nel giro di due mesi.

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Fino a Natale gli ultraottantenni “rappresentavano un grandissimo problema perché erano di gran lunga la fascia d’età coi maggiori casi, che si riflettevano in elevati tassi di ospedalizzazione – spiega Filippo Ansaldi, direttore della prevenzione di Alisa -. Invece, da quando la campagna di vaccinazione è partita prima nelle Rsa e poi sugli over 80 in comunità, la situazione è cambiata. C’è stata una prodigiosa diminuzione da 30 a circa 15 casi su 100mila abitanti. Man mano che la popolazione sarà vaccinata ci aspettiamo un’ulteriore diminuzione”.

La crescita dei contagi tra i giovanissimi è testimoniata dall’aumento di tamponi positivi sui casi sintomatici in età pediatrica processati dall’istituto Gaslini. Se negli scorsi mesi si osservavano 25 casi settimanali ogni mille tamponi, negli ultimi giorni di febbraio il dato è schizzato a 87 tamponi su mille. Valori che tuttavia sono ampiamente inferiori a quelli del picco di novembre, quando si registravano 250 casi ogni mille test.

Al momento però non sembra che la situazione clinica sia destinata a cambiare. Negli ospedali l’età media dei ricoverati si aggira sempre sui 70-75 anni (come ha spiegato ieri l’infettivologo del San Martino Matteo Bassetti). “Non mi risulta che stiano cambiando i sintomi – conferma Alberto Ferrando, presidente ligure dell’Associazione italiana pediatri -. Nei bambini le manifestazioni di casi gravi erano molto rare durante le prime ondate. Se aumenta la circolazione del virus è chiaro che possono aumentare anche i ricoveri in rianimazione”. Uno di questi è stato gestito proprio al Gaslini di recente, ma si trattava di un bimbo di quattro mesi con un’importante malattia ematologica.

Ma perché sono soprattutto bambini e ragazzi a contagiarsi? “Una delle caratteristiche delle varianti è che interessano le fasce d’età più basse con un periodo di positività più lungo, questo potrebbe spiegare l’aumento dei casi globali e la diversa incidenza sui più giovani – prosegue Ferrando – ed è chiaro che anche gli asintomatici giocano un ruolo nella diffusione del virus”. E in Liguria la variante inglese è ormai arrivata al 60% del totale dei casi, con un trend in continua ascesa.

Meno convincente l’ipotesi che sia colpa della scuola, anche se nelle ultime settimane è stato registrato sul territorio genovese un balzo dei positivi, sebbene non evidenziati in fase di screening: “Se aumenta la percentuale di casi in genere è normale che aumenti anche nelle classi – osserva Ferrando -. Ci risulta che la maggior parte degli studenti fossero positivi perché in casa c’erano persone positive, questo dimostrerebbe che il contagio avviene più spesso dagli adulti ai bambini e non viceversa”.

In ogni caso, rimarca il pediatra, “è sbagliato indicare la scuola come fonte di tutti i mali. È chiaro che risente della situazione epidemiologica, quindi nel momento in cui i dati inizieranno a preoccupare sarà giusto prendere in considerazione anche la chiusura. Quello che ci secca è che si continua a parlare di chiusura delle scuole ma non si pensa mai a un modello futuro per garantire di tenerle aperte in sicurezza”.

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