Genova. La giornata di oggi è stata segnata dal primo sciopero nazionale dei lavoratori della filiera Amazon che oggi hanno protestato contro i ritmi di lavoro, la precarietà e la mancanza di sicurezza nello svolgimento delle proprie mansioni.
Tante le testimonianze che abbiamo raccolto durante il presidio iniziato questa mattina davanti ai cancelli dello stabilimento genovese della grande multinazionale: in questo ultimo anno, segnato dalla pandemia, il carico di lavoro è praticamente raddoppiato, con un numero di pacchi consegnati che nei fatti è triplicato. Una situazione che ha peggiorato la “vita” di chi quelle consegne le deve fare, tra algoritmi che calcolano il rendimento e le pressioni dei superiori.
Insomma, quando clicchiamo il tasto ‘Acquista Ora’, e paghiamo, dal divano di casa mettiamo in moto una filiera che in fin dei conti pesa quasi esclusivamente su quella persona che dopo poche ore suonerà alla nostra porta con la nostra scatola. La nostra scatola tra decine di altre da smaltire in poche ore.
E allora, come si possono “aiutare” questi ragazzi? Ce lo ha spiegato Federico, incontrato questa mattina durante il presidio: “La prima cosa è quella di cercare quanto possibile di unire gli ordini – ci spiega – magari consultando il catalogo e acquistando tutto insieme, non un articolo per volta”. In questo modo, quindi, le consegne sarebbero razionalizzate in maniera più efficiente, aggregando il pacchi e le zone, ed evitando chilometri e corse ai deliver.
Ma non solo: uno dei più grandi problemi di chi fa le consegne è il non trovare la persona a cui consegnare il pacco. I vari tentativi di trovarci in casa, infatti, “costano” all’addetto delle consegne, ma non al sistema, che comunque conta “+1” anche se per darci in mano il pacco i tentativi sono stati sedici. Ovviamente questa è il problema più difficile da risolvere, anche se le idee messe in atto in altri stati potrebbero aiutare, come i box di deposito nei condomini, oppure, cosa già in funzione anche da noi, l’individuazione di un “custode” (come sono in alcuni casi le edicole) che permetta ai ragazzi dei furgoni di non dover venir matti a trovarci a casa.
Piccoli dettagli che moltiplicati per le migliaia di pacchi che ogni giorno si muovono per le nostre strade, possono fare la differenza. Si ordina con un dito, sì è vero, ma anche con la testa. Volendo.