Genova. A poco più di un mese dal collasso della falesia, le ricerche dei corpi dispersi durante il crollo di parte di cimitero di Camogli sono ad una svolta: le operazioni ‘in superficie’ sono praticamente terminate e nei prossimi giorni dovrebbe scattare la terza fase, quella della movimentazione meccanica del terreno.
In questi giorni è continuato senza sosta il lavoro degli incursori del Comsubin e dei vigili del fuoco, che hanno setacciato più volte tutto lo specchio acqueo che fronteggia l’area interessata allo smottamento, compresa tra la spiaggia dei genovesi (nel territorio del comune di Recco) e il porto dell’antico borgo marinaro, oltre che la parte emersa del parete franata, tenuta sotto controllo dai sensori installati a poche ore dal crollo, capaci di un monitoraggio in tempo reale degli eventuali movimenti della roccia.
In tutto in queste settimane sono stati recuperati 320 resti umani, compresi in parti di copri, cassette, ossari e bare. Un numero che ricorda la stima del totale delle salme disperse, ma che nei fatti è solo una coincidenza, visto che probabilmente molte parti sono andate disgregandosi durante questi giorni.
“Terminata questa fase faremo un punto tecnico con tutti gli operatori coinvolti e i tecnici dell’università di Firenze – ci spiega il sindaco di Camogli Francesco Olivari – per capire come procedere con la fase successiva, cioè quella degli scavi veri e propri”. Ieri è arrivato un nuovo pontone dotato di benna meccanica che consentirà di operare scavando la parte prospiciente il mare a una profondità di oltre un metro.
Se non emergeranno complicazioni durante lo scavo, continueranno in parallelo gli scandagliamenti in mare, per verificare se dalla parte smossa emergessero altri resti umani, in contemporanea alla perlustrazione visiva in superficie. Ad oggi non è ancora però possibile prevedere un termine di tutta questa grande operazione di recupero.
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