Genova. Accelerano le indagini della procura di Genova per la frana al cimitero di Camogli avvenuta a fine febbraio. Al vaglio degli investigatori ci sono le posizioni di cinque persone dell’amministrazione comunale, compresi tecnici e dirigenti.
Dopo il crollo della falesia sono stati recuperati circa 300 resti riconducibili a parti di feretro. Il sostituto procuratore Fabrizio Givri e l’aggiunto Paolo D’Ovidio avevano aperto un fascicolo per frana colposa. I carabinieri di Santa Margherita avevano raccolto tutta la documentazione presso il comune, comprese le segnalazioni degli utenti. Recentemente erano stati effettuati alcuni lavori di consolidamento.
Intanto le operazioni di recupero che sono ormai alle battute finali. Sul corpo frana ormai non si può più intervenire da mare. Per gli ultimi recuperi si monterà una grossa gru nel cimitero che lavorerà dall’alto verso il basso. I rilievi di questi giorni hanno inoltre evidenziato la presenza di alcuni massi ciclopici sul fondale nei pressi della falesia crollata. I tecnici hanno deciso con delle tecniche non esplodenti la loro distruzione in modo da consentire una piena ispezione dell’area specifica: i lavori riprenderanno dopo Pasqua. Durante questo periodo via Ruffini, la strada provinciale che costeggia il cimitero e collega Camogli con Recco, sarà aperta totalmente al traffico.
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