Genova. “Sta creando più problemi che utilità, si potrebbe decidere di non fare più navi di queste dimensioni, serve una riflessione su questo tema”. A dirlo Luca Becce, presidente di Assiterminal, una delle associazioni che riunisce i terminalisti italiani, commentando le ultime notizie in arrivo dal canale di Suez dove da martedì la mega porta container Ever Given, dell’armatore nipponico Evergreen, è bloccata dopo essersi incagliata sul fondo sabbioso del canale artificiale, ostruendo quindi il passaggio a centinaia di altre navi, con un effetto domino disastroso su tutte le economie europee, Italia inclusa.
Una situazione che di ora in ora sta peggiorando: se dall’Egitto arrivano timidi progressi, nella giornata di oggi grazie all’aiuto di 10 rimorchiatori arrivati da tutto il mondo la nave è stata ruotata di quasi 30 gradi rispetto a prima, nei fatti il recupero sembra essere ancora in “alto mare”. Le stesse autorità egiziane al momento non hanno sciolto la riserva sul quando si potrà tornare alla normalità.
Normalità che sembra essere lontana anche perché al momento, se non si riuscirà a trainare fuori dal pantano la nave, una delle più lunghe al mondo e al momento a pieno carico, una delle opzioni potrebbe essere quella di alleggerirla per guadagnare in pescaggio: scaricare a terra o su un’altra nave in container, però, potrebbe impiegare giorni se non settimane, visto che per fare ciò servirebbero gru di dimensioni eccezionali da trasportare in loco.
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E ogni giorno che passa sono centinaia i milioni di perdite per le varie economie mondiali: per l’Italia si tratta di 241 milioni al giorno, che vuol dire che ad oggi sono andati in fumo circa 1,4 miliardi di euro, il cui recupero potrebbe essere davvero oneroso. Al momento sarebbero 369 il numero delle navi in attesa di passare, mentre diverse decine hanno intrapreso la circumnavigazione del continente africano, cosa che le farà arrivare a destinazione con almeno 8 giorni di ritardo, con un impatto devastante per tutta la filiera produttiva e commerciale del vecchio continente.
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“Impatto che però dovrebbe essere più pesante su porti del Nord Europa, dove sono dirette molte portacontainer bloccate – sottolinea Becce, che a fronte del fatto che l’incidente sia accaduto ad una nave lunga 400 metri e larga 60, rilancia lo stop al gigantismo navale – ha generato una contrazione del mercato del trade e del trasporto che da 18 operatori è passato a 3 alleanze in 10 anni – situazione provocata da un eccesso di stiva che ha fatto precipitare i costi dei noli, mettendo in ginocchio gli armatori medio piccoli, ma non solo – portando di fatto ad una situazione di monopolio su 3 operatori, e inoltre stati e terminalisti hanno dovuto fare investimenti per ‘migliaia di miliardi’ per adeguare le infrastrutture ai nuovi giganti del mare. E tutto questo – sottolinea Becce – per favorire una monopolizzazione del mercato e una vulnerabilità? Perché quando una nave come questa ha un problema spesso si genera la situazione che stiamo vivendo a Suez”.
(Foto credits: nbcnews.com)