Genova. Saša Bjelanović nasce a Zara, per secoli una delle più importanti città della Repubblica marinara di Venezia, le cui fortificazioni d’epoca sono inserite nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, affacciata sulle isole Ugliano e Pasmano, dalle quali è separata da uno stretto lembo di mare…
E quanto è incredibilmente incantevole, la costa orientale dell’Adriatico, con le stupende isole Incoronate, le più belle del Mediterraneo…
Lo aspetta una carriera da centravanti, iniziata con la maglia blu dello Zadar, il team della sua città natale, per poi iniziare – appena ventenne, ma con già 77 presenze e 19 goal in prima squadra – a girovagare fra Zagabria (una toccata e fuga alla Dinamo), Pola (all’Istra Pula, in un’altra città bellissima, arricchita dall’Arena, un anfiteatro di età romana, fra i meglio conservati al mondo) ed al Varaždin, città nel nord della Croazia, vicina al confine con Slovenia ed Ungheria, situata sul fiume Drava, nota per i suoi palazzi barocchi, ma anche, ai tempi di Bjelanović, per la sua squadra di calcio, che per Saša ha costituito un autentico trampolino di lancio, verso il calcio italiano, grazie alle 27 reti segnate, in 51 incontri.
Che l’Italia fosse la destinazione di Bjelanović, forse era previsto dal fato, visto che nel suo DNA, c’è anche l’impronta genetica della nonna triestina… ed eccolo quindi, nell’estate del 2002, approdare sul lago di Como, per iniziare un’avventura durata 14 anni, indossando quasi altrettante maglie.
Arriva nel Como, allenato da mister Loris Dominissini (che, in due anni, aveva portato i lariani dalla C alla A), ma che viene esonerato dopo una decina di partite, con la squadra affidata ad Eugenio Fascetti ed è un Como ad impronta jugoslava, visto che con Saša ci sono anche Stjepan Tomas (croato anche lui), Vedin Musić (bosniaco) e Nikola Lazetić (serbo).
Quel Como retrocede in Serie B, nonostante la presenza di ottimi giocatori, come Daniel Fonseca, Nicola Amoruso, Luis Oliveira e Benoit Cauet, ma a gennaio il presidente Enrico Preziosi lo aveva già ceduto al Chievo Verona e l’estate successiva al Perugia, dove resta lo spazio di un mattino, giusto il tempo di vincere un Intertoto, perché già nel mese d’agosto, lo stesso Enrico Preziosi, nel frattempo approdato al Genoa, lo veste di rossoblù, allestendo una rosa, a dir poco, faraonica, per la serie cadetta.
Con Saša, quel Grifone, allenato prima da Roberto Donadoni e poi da Luigi De Canio, ha in rosa, tra gli altri, diversi big, come Diego Milito , Aldair, Zé Elias, Marco Rossi, Cristian Stellini… Incredibile come non sia salito ‘sparato’ in Serie A, nonostante i 14 goal di Bjelanović e quelli della “leggenda” Milito… Misteri del calcio…
Non sono però i mister, ma i meriti, a riportare subito Saša nella massima seria, in quel Lecce del presidente Quirico Semeraro, allenato da Zdeněk Zeman e ricco di stelle emergenti, quali il montenegrino Mirko Vučinić e il bulgaro Valeri Božinov, oltre a Graziano Pellè… niente male come concorrenza per la maglia numero 9… ma questa è un’altra storia, come quelle che porteranno Bjelanović ad Ascoli, Torino, Vicenza, Cluj, Atalanta, Verona, Varese, Messina e Pordenone, da autentico ‘globetrotter’ del calcio, che – appese le scarpe bullonate al fatidico chiodo – ottiene, al Centro Tecnico Federale di Coverciano, sia l’abilitazione di allenatore professionista, Categoria UEFA A, sia il diploma di direttore sportivo, che ha esercitato nell’ Hajduk Spalato…
L’auspicio è quello di vederlo presto, di nuovo dalle nostre parti, in queste vesti… in bocca al lupo Saša…
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