Genova. “I comportamenti che erano del Conte bis sono i comportamenti del governo Draghi, il segno non è cambiato. Il paese si aspettava un cambio di passo e di metodo, il presidente negli incontri ha parlato di comportamenti depressivi del Paese, non è cambiato granché per la verità”.
All’indomani della protesta dei ristoratori “disobbedienti” e della doccia gelata sul mondo dello sci, il presidente ligure Giovanni Toti, che è anche vicepresidente della Conferenza delle Regioni, è già in rotta di collisione con l’esecutivo che ha promesso di sostenere attraverso i parlamentari aderenti al suo partito Cambiamo! (che comunque, ha confermato, voteranno la fiducia).
A livello nazionale ha fatto scalpore il caso di Ivano Ricchebono, chef stellato del ristorante The Cook in centro storico, che ieri a Genova ha guidato la rivolta di chi ha deciso di aprire nonostante la zona arancione. “Lo conosco bene, non è un pericoloso eversore“, commenta Toti a SkyTg24. Senza condannare il gesto, ma anzi prendendosela col Governo che aveva negato alla Liguria la possibilità di posticipare l’ingresso in zona arancione.
“Ho trovato un grave sgarbo non avere dato 12 ore ai ristoratori per un pranzo di San Valentino che è tipicamente tra coppie, cioè persone conviventi – continua il presidente ligure -. Una mancanza di attenzione che ha esasperato gli animi. Non accogliere una richiesta pressante delle categorie ritengo sia un’ottusità, sarebbe bastato questo per far partire il governo Draghi con un piede e un linguaggio diverso, che non credo avrebbe cambiato le sorti della pandemia.
Poi una proposta costruttiva da portare in Conferenza delle Regioni, già anticipata alla ministra Maria Stella Gelmini: “Se vuole dare un segnale, Draghi deve allargare la cabina di regia non solo alle voci mediche ma anche alle istanze dell’economia e del mondo sociale per adottare misure più equilibrate. Era giusto all’inizio tenere conto dei parametri sanitari ma non abbiamo mai tenuto conto di come incidono le risposte sul sistema sociale, economico, culturale e sullo stesso sistema sanitario, visto che in futuro sconteremo liste d’attesa e reparti chiusi per Covid.