Genova. “Ho chiesto al ministro di poter far scattare le ordinanze dalla sera di domenica, che è San Valentino, una giornata che per i ristoratori e un mondo importante del commercio ha un valore non indifferente, ma la mia richiesta è stata respinta perché il dettato normativo prevede che l’ordinanza entri in vigore il giorno successivo alla pubblicazione”.
Così il presidente ligure Giovanni Toti risponde in anticipo alla rabbia dei ristoratori che già in queste ore stanno organizzando nuove azioni di protesta dopo aver appreso che le restrizioni inizieranno in una giornata festiva che avrebbe portato certamente molti clienti. Invece i locali saranno chiusi anche a pranzo e non ci si potrà muovere da un comune all’altro, tranne le eccezioni ormai consuete per piccoli centri, seconde case e motivi validi nell’autocertificazione.
“Il governo, tenuto conto della precarietà politica, ha inteso rispettare la norma alla lettera – spiega Toti – Il quadro normativo non ci consente di fare qualcosa, un provvedimento ponte per le prossime ore non avrebbe alcun valore e le forze dell’ordine sarebbero tenute a far rispettare l’ordinanza ministeriale. Se autorizzassimo i ristoranti ad aprire a pranzo violeremmo la legge. Spero sia l’ultima volta che questa doccia scozzese impesta la nostra economia”.
“È una decisione che è appannaggio del ministro e pertanto ne prendiamo atto senza poter in alcun modo intervenire da un punto di vista normativo – ribadisce Toti – Nelle interlocuzioni di queste ore col ministro Speranza abbiamo più volte dettagliato la situazione della Liguria che ha certamente un Rt superiore a 1, ma ci sono zone dove è più basso e zone come Sanremo e Ventimiglia che, risentendo della fortissima presenza del Covid in Costa Azzurra, incidono sull’intera regione”.