Non si può

Vietato andare in bici nel porto di Genova, la rivolta della Fiab: “Intervenga il Governo”

Un'ordinanza della Capitaneria vieta il transito ai veicoli privi di motore termico: "È un provvedimento anacronistico"

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Genova. E’ notizia di questi giorni che i lavoratori delle aziende che hanno la sede all’interno dell’area portuale, muniti di regolare permesso di accesso e che hanno scelto di raggiungere il loro luogo di lavoro in bicicletta, si sono visti improvvisamente negare l’accesso per via del loro mezzo di trasporto. A riferirlo è la Fiab.

Alcuni, riporta la federazione degli amanti della bicicletta, hanno interpellato l’ufficio relazioni con il pubblico dell’Autorità Portuale che ha comunicato che si tratta di un orientamento espresso dalla Capitaneria di Porto che vieta la circolazione in ambito portuale ai veicoli ricompresi nella categoria dei velocipedi, così come innovata dalla recente modifica del Codice della Strada inglobando in tale categoria le biciclette a pedalata assistita, monopattini elettrici ecc. L’Urp ha poi aggiunto che fin dal 1999 esiste l’ordinanza della Capitaneria 108/1999 che esclude l’autorizzazione al transito in area portuale alla tipologia di veicolo privo di motore termico e la stessa Capitaneria ha voluto estendere ora tale esclusione anche ai veicoli assimilati.

Vogliamo scherzare? Veicoli privi di motore termico? Per fortuna che non lo hanno” ha dichiarato Romolo Solari presidente di FIAB Genova. “Il provvedimento adottato dal comandante del porto rientra ovviamente nelle sue legittime facoltà ma ci sembra alquanto anacronistico“.

Perché? “A parte il fatto che specialmente nell’area delle riparazioni navali sono sempre transitati numerosi lavoratori in bicicletta, mezzo utilizzato anche per spostarsi dai cantieri alle mense, il provvedimento in questione ci sembra in contrasto con i principi generali di tutta la normativa nazionale ed internazionale sottoscritta dal nostro Paese in materia di sostenibilità ambientale e mobilità sostenibile. Solo per citarne alcuni: Il protocollo di Kyoto, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, Il Green Deal europeo, Il Codice della Strada laddove promuove l’uso dei velocipedi e la stessa Legge quadro sulla Mobilità Ciclistica” ha continuato Solari.

Per questo motivo Fiab si è rivolta ai nuovi ministri dei Trasporti e dell’Ambiente nonché al comandante generale delle Capitanerie di porto sperando in un loro intervento che possa agevolare questi lavoratori virtuosi che utilizzano la bici per recarsi sul posto di lavoro, ancorché in area portuale.

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