La sentenza

Sospetto traffico di armi tra la Turchia e la Libia: il comandante della Bana patteggia 3 anni

L'indagine era partita dalle rivelazioni di un ufficiale che era stato fanno sbarcare e messo sotto protezione

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Genova. Joussef Tartoussi, il comandante libanese arrestato lo scorso anno per il traffico di armi dalla Turchia alla Libia in violazione dell’embargo Onu, ha patteggiato una pena di tre anni.

L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Marco Zocco e dall’aggiunto Francesco Pinto, è di traffico internazionale di armi. Il cargo era stato fermato in porto a Genova un anno fa. L’inchiesta della procura genovese era partita dalle dichiarazioni di un ufficiale del cargo che aveva detto di aver visto cingolati e armi nella stiva sorvegliati da militari turchi. Il marittimo vive ora in una località protetta dopo avere chiesto asilo politico.

L’ufficiale era stato sentito più volte dagli investigatori della Digos, della polizia di frontiera e della capitaneria di porto. L’uomo aveva detto che il cargo avrebbe trasportato mezzi dotati di radar e jeep con cannoni anticarro, ma anche mitra e razzi. Il carico degli armamenti, in violazione del cessate il fuoco, sarebbe stato fatto nel porto turco di Mersin con una deviazione non prevista dalla rotta. Il marittimo aveva anche svelato che i militari turchi, alcuni forse dei servizi segreti, avrebbero detto all’equipaggio di mentire sulla sosta in Libia: quello scalo, gli sarebbe stato “suggerito”, era dovuto a una avaria.

I viaggi del cargo sarebbero stati almeno tre. Per non farsi scoprire, il capitano avrebbe spento il sistema satellitare rendendo di fatto la Bana una “nave fantasma”. Lo scorso agosto la procura aveva dissequestrato la nave che aveva ripreso la navigazione ma da “sorvegliata”: l’equipaggio avrebbe dovuto consentire ispezioni dei rappresentanti delle Nazioni Unite e della Marina Militare italiana a bordo e la comunicazione delle coordinate ogni sei ore

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