Recco. C’è un angolo di storia nella vita plurisecolare della Pro Recco rimasto a lungo avvolto nel mistero.
Un’epoca lontana, rigorosamente in bianco e nero, nella quale i trionfi rappresentavano un orizzonte irraggiungibile ma in cui affondano le radici del club pallanuotistico più vincente di sempre.
È l’età dei suoi primi vagiti, quelli emessi nell’acqua salata del Golfo Paradiso, quando l’odore pungente del cloro era ancora lontano dal riempire le narici degli atleti e un intero paese si arrampicava sugli scogli o si stringeva su gozzi traballanti per seguire da vicino i propri beniamini. Un’era pioneristica nella quale ogni gara era una battaglia fra campanili, anche al di fuori del campo da gioco.
Un’epoca di cui per troppo tempo si è persa la memoria e che oggi viene riportata alla luce dall’opera di scavo condotta da Andrea Revello e Marco Tripodi. Attraverso immagini e documenti, per lo più inediti, il grafico e il giornalista recchelini gettano nuova luce sull’origine del mito biancoceleste, raccontando nelle pagine del volume “Recco DNA Sportivo”, come tutto ebbe inizio ormai oltre un secolo fa.
Un libro collettivo, in cui vengono ripercorsi 120 anni di successi sportivi collezionati dai campioni e dalle società del piccolo borgo ligure nelle più svariate discipline. Ma nel quale inevitabilmente la pallanuoto, anche quella femminile di cui Recco fu capofila in Italia così come nel nuoto sincronizzato, recita un ruolo da assoluta protagonista. Lo stesso assunto da sessant’anni anni a questa parte dalla Pro Recco nelle vasche di tutto il mondo.