Genova. “Io ho sempre dato mandato ai miei legali di rifiutare ogni risarcimento perché l’anima di un figlio non si compra”. Roberto Battiloro, papà di Giovanni è arrivato a Genova determinato per seguire anche questa fase processuale. “Siamo qui per la verità – dice – e per questo abbiamo anche depositato una perizia di parte con un nostro consulente tecnico, che arriva a conclusioni molti simili a quelle dei periti del gip”.
Giovanni Battiloro aveva 29 anni e quella mattina del 14 agosto stava andando in vacanza in Spagna. Era partito da Torre del Greco in provincia di Napoli, morto insieme ai suoi amici Matteo Bertonati, Antonio Stanzione e Gerardo Esposito.
“Oggi sono qui perché mio figlio, che era un ragazzo di 29 anni, merita l’onore di questa verità” dice e si commuove pensando “alle tante persone anche a Genova che ci sono state vicine in questi mesi, al calore che abbiamo ricevuto, ma ora è il momento di concentrarsi sull’aspetto legale e penale per cercare di portare avanti il più presto possibile questa voglia di giustizia perché è un processo che non può rimanere appeso o impunito. Dobbiamo trovare una quadra, cercare il dolo di quello che è accaduto che è sotto gli occhi di tutti e condannare chi ha una responsabilità”.
Più volte Autostrade ha cercato la famiglia Battiloro, attraverso il suo legale, per offrire un risarcimento: “Gli avvicinamenti ci sono stati più volte ma il mio avvocato ha sempre rispettato le nostre indicazioni di rifiutare nettamente ogni proposta risarcitoria. Le cifre? non le ho mai nemmeno volute sapere”.