Finito il dibattito pubblico

La nuova diga isolerà il traffico commerciale. Signorini: “Opera per il futuro di porto e città”.

Ora partirà la progettazione, nella speranza di intercettare i soldi del Recovery Fund

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Genova. La nuova diga si farà. L’autorità portuale di Genova conferma che andrà avanti per realizzarla: permetterà di accogliere in sicurezza le grandi navi. Per fare ciò sceglie il progetto che prevede l’apertura a levante con la separazione del traffico merci da quello crociere. E conferma i tempi: entro l’anno il progetto definitivo ed esecutivo e nel 2022 l’avvio dei cantieri, il cui termine è previsto per il 2028.

Resta il nodo pesante dell’interferenza con il vicino aeroporto, che rischia di compromettere soprattutto la seconda parte dell’opera, perché grandi navi e gru troppo alte sfonderebbero il tetto aereo e sarebbero in contrasto con il piano di sviluppo del Colombo, ma “abbiamo avviato un confronto con Enac finalizzato a vedere l’interazione fra la diga per come è progettata e l’operatività dell’aeroporto” spiega il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Genova, Savona e Vado ligure, Paolo Emilio Signorini presentando la relazione finale sulla nuova diga foranea di Genova che la prossima settimana sarà pubblicato sul sito per intero, con le prime risposte a critiche, domande e proposte presentati nel corso del Dibattito pubblico. “E’ un’opera che guarda al futuro. L’Autorità di sistema portuale conferma la volontà di proseguire con la realizzazione dell’opera perché pensiamo che sia l’unico modo per mantenere i traffici attuali, per accoglierne di nuovi, per aumentare l’occupazione e innalzare gli standard di sicurezza” spiega Signorini.

Per quanto riguarda la copertura finanziaria dell’opera, da realizzare in due fasi, per la prima fase da attuare subito, che costa 950 milioni sul miliardo e 300 complessivi, l’Adsp metterà 250 milioni di fondi propri e ne chiederà 700 al governo, che dovrebbero arrivare con il recovery fund.

“Perché facciamo la diga? Per la visione della Genova del futuro – sottolinea il sindaco Marco Bucci -. Perché vuol dire allargare la città, non è solo la costruzione di un muro, è un prolungamento della città. Un muro sul quale metteremo altre cose in modo che diventi fruibile da tutti”. “La diga di Genova – ricorda il presidente della Regione Giovanni Toti – non è un’infrastruttura per la città di Genova, e nemmeno un’infrastruttura per la Liguria, ma per il Nord Ovest, l’area più industrializzata del Paese, quella che deve ripartire con slancio e trainare il Paese”.

Se con la nuova diga, che guarda almeno ai prossimi 50 anni, ci sarà spazio per potenziare nautica da diporto e cantieristica, come chiesto dai due settori, si vedrà in futuro. Mentre “pensiamo sia possibile realizzare a ridosso della diga alcune strutture dove collocare funzioni vitali per la città” sottolinea Signorini. Depositi costieri, ad esempio ma non solo. “Le dighe di Barcellona e Marsiglia sono connesse con la terraferma con un ponte apribile per camion e auto” ricorda Bucci.

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