Genova. Sono tornati in piazza i ristoratori genovesi e hanno portato anche le sedie. “Sediamoci in piazza” lo slogan della protesta mentre per i tavoli ci sarà tempo la prossima settimana. “Non siamo riusciti ad organizzarci in tempo con i tavoli” ammette Marco Guandalini, titolare dell’antica trattoria Semino ma sicuramente ci sarà tempo. Cosa è cambiato dalla protesta della scorsa settimana? “E’ cambiato che siamo diventati gialli ma per il resto sostanzialmente non è cambiato nulla. Abbiamo avviato qualche discussione con la politica genovese e ligure. Chiaramente i tempi non sono brevi e non lo saranno ma noi abbiamo bisogno di risposte concrete e urgenti”.

I ristoratori uniti restano al momento un gruppo autorganizzato e spontaneo anche se potrebbero a breve darsi una forma associativa di qualche tipo per poter interloquire con le istituzioni come soggetto giuridico. Intanto si stanno strutturando anche a livello di comunicazione: “Ieri abbiamo fatto il nostro primo comunicato in cui chiediamo l’apertura sia a pranzo sia a cena, rimborsi efficaci, la cassa integrazione per i nostri dipendenti e la riduzione delle tasse in base a quanto abbiamo lavorato, soprattutto per quanto guarda la tari che paghiamo intera a fronte di 5 mesi scarsi di lavoro”.

Se lunedì scorso i ristoratori erano arrivati a quasi 300, oggi a stento raggiungevano il centinaio, forse proprio perché i ristoranti da oggi almeno all’ora di pranzo sono aperti. Ma i promotori della protesta sono intenzionati ad andare avanti: “Non so cosa faranno i miei colleghi – dice Guandalini – io personalmente verrò tutti i lunedì anche perché in questo momento dobbiamo dare un segnale forte”.

“Per chi ha un’attività questa situazione è la fine, niente ristori solo parole” racconta una delle dipendenti della gelateria Mukke Pazze del Porto antico. E se non manca la solidarietà dei genovesi o dei clienti i ristoratori chiedono “che sia lo Stato ad essere solidale. E’ la legge che ci deve far riaprire in sicurezza – dice Sigrid Orlandi, la giovane titolare della Bottega del Re – Io nel mio ristorante ho fatto fare dal falegname dei tavoli molto grandi che possano mantenere tutte le distanze di sicurezza e tra persona e persona c’è almeno un metro e venti e rispetto tutte le altre prescrizioni”. Il ritorno all’apertura solo a pranzo? “A pranzo la gente lavora e si accontenta di un menù-lunch. E’ vero che ora ci sono i week end dove si può avere una linea completa ma c’è un altro rischio di sprecare cibo che poi si dovrebbe congelare o buttare”.

In piazza ristoratori e chef hanno portato anche mestoli e padelle per una protesta più rumorosa. Ma c’è chi è andata oltre e tiene in una mano una piccola bara di legno e uno scheletro nell’altra. Addosso ha appeso un cartello con scritto ‘Ridateci il lavoro’: “Se non ci fanno lavorare finiremo così – dice – e nel frattempo devono darci i risarcimenti per le nostre spese fisse che certo non possono essere coperte dai ristori”.

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