Genova. Raccontano i vecchi tifosi blucerchiati, che Giorgio Garbarini difendeva la sua area di rigore, come il generale Custer, con il 7° Cavalleria, cercò di respingere, a Little Bighorn, l’assalto congiunto di Sioux, Cheyenne ed Araphao, vogliosi di vendicare quanto successo a Washita…
“Garba” cresce in una delle formazioni giovanili più rigogliose del Doria, almeno per quanto concerne futuri giocatori “da prima squadra” (oltre a lui, Frustalupi, Morini, Salvi, Pienti), ma anche capace di aggiudicarsi, nel febbraio del ’63, il prestigioso Torneo di Viareggio.
Non solo… già nel novembre dello stesso anno, Ernst Ocwirk lo lancia con i grandi, in Coppa Rappan, contro i polacchi del Polska Bytom, con questo “undici”: Battara, Tomasin, Trinchero, Bergamaschi, Bernasconi (Marocchi), Garbarini, Wiśniewski, Delfino, Da Silva, Pienti, Vigni. Poi, a dire il vero, per esordire in Serie A, dovrà aspettare il marzo del ’66, quando il mitico “Fuffo” Bernardini lo manderà in campo, al Cibali di Catania, come aveva fatto (o farà) con altri virgulti del vivaio, tipo i quasi omonimi Sabatini e Sabadini.
Quell’anno la Sampdoria retrocede per la prima volta nella sua storia, ma la Serie B successiva, è una cavalcata vittoriosa, con a ruota il Varese di Pietro Anastasi, che deve accontentarsi della promozione, quale secondo classificato ed il Generale Custer comincia a guadagnarsi i galloni (10), come jolly difensivo. Ruolo che ricopre anche dopo il ritorno in Serie A, raddoppiando quasi le presenze (19), alternandosi spesso con Dordoni ed aumentando, col passare degli anni, il numero delle maglie indossate (arrivando ad un totale di 77), fino a diventare il libero titolare nel ‘69/70, quando Guido Vincenzi (297 partite) appende le scarpe bullonate al chiodo.
Possiamo dire che Garbarini ha fatto “da ponte” nel passaggio di consegne, fra due grandi condottieri della difesa blucerchiata, vale a dire capitan Vincenzi e Marcello Lippi (274 presenze), la cui esplosione toglie spazio al Generale Custer, che – nell’estate del ’71- attraversa il Bisagno, per andare ad indossare i colori rossoblu, che onestamente non ha mai nascosto di avere nel cuore, pur avendo sudato ogni minuto in cui ha indossato quelli blucerchiati.
Dopo un anno di transizione, sotto la guida di “Sandokan” Silvestri, prende il posto di un idolo della Nord, come Ramon Turone ed interpretando il ruolo del libero alla Tarcisio Burgnich, riporta i grifoni in Serie A…
Ricade, ma risorge ancora, con un’altra promozione nel 75/76, questa volta con Gigi Simoni in panchina ed al fianco di campioni come Bruno Conti, Mariolino Corso e Roberto Pruzzo, spadroneggiando nella sua area di rigore, spalla a spalla con Roberto Rosato… Che tandem di guerrieri…
Wikipedia lo definisce “un bastione fondamentale della difesa ed una sicurezza assoluta”, ma soprattutto, aggiungiamo noi, un giocatore capace di conquistarsi stima e rispetto delle due tifoserie genovesi, che rappresentano un fiore all’occhiello, nel panorama del football italiano, per la loro sportività, nel quotidiano derby di “sfottò”, magari all’interno della stessa famiglia…
Non finisce a Genova, la carriera del “Garba”, ma su ‘quel ramo del lago di Como‘, dove, anche grazie al fatto che non mancano in rosa i giocatori di valore (Marco Tardelli, Alessandro Scanziani, Mario Guidetti, Roberto Melgrati e un altro compagno di reparto come Davide Fontolan), con mister Pippo Marchioro (che andato poi al Milan avrà il coraggio di spostare Gianni Rivera all’ala destra, guadagnandosi l’esonero), ottiene la terza promozione personale in Serie A.
Sul Lario, quasi bello come il mar Ligure, ci resta fino al ’78, con tecnici di grido come Osvaldo Bagnoli e Luisito Suarez, giocando, tra gli altri, con tre giovani che faranno una carriera importante, come Gianfranco Matteoli, Paolo Rossi e lo “zar” Petro Vierchowod, un cui aneddoto, raccontato dallo stesso Garbarini, è epico… Stopper e libero, in campo, prima del fischio iniziale… Custer chiede al “russo” se vuole essere maggiormente protetto nella marcatura del centravanti del Palermo, Gaetano Troja… e lo zar, col massimo rispetto, gli risponde con cortesia: “Lei pensi a fare il suo, che al mio ci penso io”…
Un tandem difensivo, di quelli che “tiravano una riga” con i tacchetti delle scarpe e dicevano: “Di qui non si passa”…
Della stessa serie “Album dei ricordi blucerchiati”:
Bruno Mora, l’ala perfetta
Trevor Francis, “the striker”
Ruud Gullit , “cervo che esce di foresta”
Nacka Skoglund, il re del tunnel
Toninho Cerezo, samba scudetto
Graeme Souness, “Charlie Champagne”
Aleksei Mikhailichenko, la stella dell’Est
Sebastián Verón, “la Brujita”
Luisito Suárez, “el arquitecto” dei primi anni ’70
Tito Cucchiaroni, una leggenda nella storia della Samp
Ernst Ocwirk, il faro del Prater
Giancarlo Salvi, il “golden boy” di Dego
José Ricardo “China” da Silva, il goleador brasileiro
Srecko Katanec, la gazzella slovena
Jorge Toro, dalle Ande agli Appennini Liguri
Luca Vialli, il bomber
Eddie Firmani, il “tacchino freddo”
Ermanno Cristin, il “Nordahlino” di Marassi
Sergio Brighenti, il capocannoniere
Roberto Vieri, la fantasia al potere
Mario Frustalupi, il piccolo grande” regista
Gaudenzio Bernasconi, l’orsacchiotto
Fausto Pari, una vita da mediano
Giovanni Invernizzi, la classe operaia in paradiso
Walter Zenga, l’uomo ragno
Giovanni Lodetti, da “basleta” a “Baciccia”
Attilio Lombardo, il “Popeye”
Valter Alfredo Novellino, il Monzon della panchina
Alessandro, “il conquistatore” Scanziani
Enrico Nicolini, “il Netzer di Quezzi””
Loris Boni, il “baffo” col numero 8
Boškov e Veselinović, gli jugoslavi Maryan Wisniewski, il francese arrivato da Lens