Genova. “Abbiamo resistito al crollo del ponte Morandi, abbiamo resistito alla pandemia, moriremo per la grande distribuzione”. Questa la scritta su un cartello passato come una staffetta, di mano in mano, fra i commercianti di Sampierdarena e San Teodoro. Che sia Esselunga o che sia Coop per gli esercenti il discorso non cambia: in una delle aree di Genova con la maggiore concentrazione di supermercati l’arrivo di una nuova grande strutture – si parla di 3200 metri quadri – rischia di essere il colpo di grazia.
Il concetto è stato espresso in queste ore anche con il video, accompagnato dalle note di Creuza de ma, e che dovrebbe essere diffuso attraverso i canali social. Peccato che nel frattempo a San Benigno le ruspe siano già entrate in azione. Come annunciato a gennaio da un cartello sono state avviate le operazioni propedeutiche alla sistemazione degli spazi acquisiti da Esselunga Spa dal gruppo Biasotti ed è in corso la demolizione dei manufatti esistenti.
Oggi in consiglio comunale sarà votata e – salvo sorprese – approvata la proposta di variazione al piano urbanistico che consentirà l’insediamento di attività grandi commerciali “anche alimentari”. E a giudicare dall’avvio anticipato dei lavori l’insegna della famiglia Caprotti non teme l’esito del ricorso al Tar da parte dei Civ della zona (sentenza attesa per il 23 marzo).
Gli stessi commercianti dei quattro consorzi Ville Storiche, Rolandone, Fronte del Porto, Cantore e dintorni, sotto l’egida di Confesercenti lanciano un ultimo appello ai consiglieri comunali, anche quelli di centrodestra – sapendo di toccare un nervo scoperto specialmente nei banchi della Lega – affinché non votino favorevolmente alla variazione al Puc.
“Concedere l’apertura di un nuovo centro commerciale è una scelta non condivisibile – afferma Paolo Barbieri, vicedirettore di Confesercenti Liguria – è una scelta sbagliata che rischia di compromettere per sempre il quartiere, abbiamo visto tutti in passato quali siano stati gli effetti dell’insediamento di Fiumara, l’ennesima gdo spazzerà via il tessuto commerciale esistente che deve sopravvivere con equilibri già precari e che avrebbero bisogno di investimenti di tipo totalmente diverso”.