Tutto difficile

Crollo del cimitero di Camogli, i palombari dell’esercito recuperano solo una salma fotogallery

Le operazioni sono rese difficili dal basso fondale che complica i movimenti degli incursori della Marina

Camogli, dopo il crollo del cimitero il legno delle bare galleggia in mare

Genova. Nonostante l’intervento degli specialisti del Comsubin, le operazioni di recupero dei feretri scivolati in mare con il crollo di parte del cimitero di Camogli vanno a rilento. Le basse profondità creano una criticità ai palombari della Marina che nel muoversi riducono quasi a zero la visibilità.

Il risultato di una giornata di ricerche è una salma recuperata che porta a 21 il numero complessivo più i due corpi rinvenuti sulla costa di Genova. L’area di ispezione su cui devono agire i Comsubin, che avevano lavorato anche al naufragio di Costa Concordia all’Isola del Giglio e tra le macerie della Torre piloti del porto di Genova, è di circa 50 mila metri quadrati dal largo verso la costa con profondità tra 5 e 10 metri. Avvicinarsi proprio sotto costa, dove i tecnici ritengono che ci sia la maggior parte delle bare sommerse è pericoloso in quanto la falesia non è ancora in sicurezza.

“In Liguria in questi cinque anni è capitato di tutto ed è capitato anche questo”, ha detto Toti elogiando la preparazione della macchina di Protezione Civile e ringraziando tutte le persone impegnate. “Volevo venire di persona per rendermi conto e per testimoniare al sindaco e alla cittadinanza vicinanza e collaborazione”, ha aggiunto il governatore che al termine della riunione in Comune ha effettuato un sopralluogo nel cimitero. Prosegue anche la demolizione dei loculi in bilico ed entro mercoledì, ha detto il sindaco di Camogli Olivari, saranno stese sulla parete franata delle reti di contenimento; tutte operazioni per evitare distacchi di roccia che possano creare pericoli per chi opera in mare.

Intanto va avanti l’inchiesta e la procura sta analizzando uno studio dell’università di Genova che nel 2014 aveva inserito l’area dal torrente Nervi a Camogli tra le più pericolose della costa di Levante. Sono in corso accertamenti sull’assenza di monitoraggi in tempo reale che potevano segnale i movimenti della falesia, mentre nei giorni scorsi erano stati acquisiti documenti sui lavori di ristrutturazione fatti al cimitero. L’inchiesta al momento e verso ignoti per frana colposa

Prosegue inoltre l’opera di spostamento dei feretri dai loculi non interessati direttamente dal crollo, già avviata nei giorni scorsi e quasi conclusa: da domani si agirà sulle ultime 11 file di loculi. La relazione sui sopralluoghi, effettuata da Fondazione Cima e Università di Firenze, ha individuato due aree di intervento con diversi livelli di accesso e diverse possibilità di azione: gialla con operatività completa e rossa con accesso limitato a operazioni non continuative e di breve durata. La zona rossa sarà via via ridotta nel tempo a seguito della stesura delle reti, operazione che avverrà sotto monitoraggio costante.

“Domani si insedierà il presidio fisso del Dipartimento nazionale – spiega l’assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedrone – Il Centro Operativo Avanzato resterà attivo in modo permanente, fino a che non saranno concluse le operazioni a mare, cioè fino al recupero di tutto quanto sarà recuperabile e lo smaltimento delle macerie. Voglio ringraziare il Capo dipartimento uscente Angelo Borrelli e salutare l’entrante Fabrizio Curcio, che ho sentito in queste ore per descrivergli le operazioni che stiamo portando avanti col supporto della Protezione civile nazionale. Confermo che le operazioni proseguiranno come erano state impostate inizialmente, sotto la gestione di Borrelli”.

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