Genova. La variante inglese in Liguria pesa “per meno del 15%” sul totale dei positivi in Liguria. È il risultato dello studio portato avanti dalla sanità regionale e in particolare dell’équipe di Giancarlo Icardi su un campione di tamponi scelti tra quelli ritenuti più a rischio.
A spiegarlo è il direttore della prevenzione di Alisa, Filippo Ansaldi: “Sul totale delle varianti testate dal laboratorio del professor Icardi su tutta la rete dei cinque laboratori liguri, sono stati riscontrati una quarantina di casi, pari al 13,7%. Una percentuale piuttosto bassa rispetto al territorio nazionale. Si tratta solo di varianti inglese, non ci sono varianti brasiliana o sudafricana. Il maggior numero si trova nel territorio della Asl 3, che è quello più popoloso”.
Ma la variante inglese per ora non preoccupa il sistema sanitario in Liguria. “Nei nostri ospedali non abbiamo avuto un aumento di aggressività e questo è un punto molto importante, e neanche un incremento così significativo della contagiosità”, ha spiegato l’infettivologo genovese Matteo Bassetti.
In Italia invece circa un contagiato su cinque risulta alla variante inglese, secondo l’indagine condotta dalle Regioni che hanno inviato al ministero e all’Istituto superiore di sanità i risultati dei test realizzati dal 3 e il 4 febbraio, come indicato in una circolare della scorsa settimana.
Il risultato dell’indagine, comunica il ministero della Salute, ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa – in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30% – c’è una circolazione sostenuta della variante. La variante inglese, secondo il ministero, è probabilmente destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi.
Secondo il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, “in 5-6 settimane la variante inglese potrebbe sostituire il virus SarsCov2 ora circolante”. Brusaferro ha comunque aggiunto che tale variante risponde al vaccino.