Genova. Clara Ceccarelli avrebbe compiuto settant’anni il prossimo 14 settembre. Una vita difficile, segnata da tanti ostacoli, ma affrontata sempre con grande energia e positività, come raccontano le tante amiche e i clienti affezionati della pantofoleria Jolly Calzature che gestiva da anni in via Colombo, nel cuore commerciale di Genova. A strapparla a tanto affetto ci ha pensato ieri Renato Scapusi, di dieci anni più giovane di lei, l’uomo con cui si era fidanzata dopo essersi separata dal marito.
“Sono sconvolta, attonita, incredula. Non doveva finire così. Nessuno merita questa fine – scrive su Facebook l’amica Paola Cannizzaro, che per un periodo ha lavorato nel suo negozio -. Mi hai fatto riassaporare quello che per me è sempre stato nel Dna, mi hai proposto di lavorare con te e sono stati due anni in cui abbiamo lavorato alla stragrande, fianco a fianco, totale fiducia e passione per le calzature e le pantofole. Poi le nostre strade si sono divise. Ti ho voluto un gran bene. Donne che lottano, questo ci accomunava”.
Clara Ceccarelli viveva in piazza Brignole, pochi minuti a piedi dal suo negozio, e accudiva un figlio 30enne con disabilità, Mauro, oltre al padre anziano. Insieme a loro un cagnolino chihuahua di cui la donna amava postare foto sui social. “Quel ragazzo era tutto per lei”, affermano gli amici di famiglia.
E forse quella vita non facile da gestire, piena di impegni lavorativi e familiari, era diventata insopportabile per Renato Scapusi, il suo assassino. Lei l’aveva lasciato un anno fa, ma lui non si era mai rassegnato alla fine della relazione. Come hanno riferito numerosi testimoni la cercava continuamente, aveva vandalizzato le vetrine del negozio, faceva sparire i suoi soldi. “Clara aveva paura, la sua vita era diventata un incubo”, racconta un’amica. È il copione del più classico dei femminicidi.
Artigiano, residente a San Fruttuoso nella zona di via Donghi, di recente aveva perso il lavoro ed era finito nel vortice del gioco d’azzardo. Era diventato noto alle forze dell’ordine per i suoi ripetuti tentativi di suicidio, mai portati a termine: sulla scogliera della Foce, sul Ponte Monumentale, su quello di Terralba, pochi giorni fa dalle scale del liceo King di Sturla.
Fino all’episodio di ieri sera, sulle mura delle Cappuccine, vicino all’ospedale Galliera in cui era stato ricoverato in psichiatria, mentre si preparava a farla finita dopo aver ammazzato con più di trenta coltellate la sua compagna. Ora il coro di chi la conosceva è unanime: “Vogliamo giustizia“.