Genova. L’accesso al mare è ripido e con i gradini sconnessi, costeggia il perimetro del cimitero, lo sfiora nelle sue murature più a monte, parti di cemento che portano anche loro i segni del tempo e delle intemperie. Gli stessi segni che si leggono sul volto di alcune persone, scese sugli scogli a pochi metri dalla zona del crollo, chi per cercare di capire se la tomba del proprio caro è stata risparmiata, chi per sperare di non vedere, chi per una preghiera. Ancora una, e ancora una volta segnata dal dolore.
Questo è stato il lento ma costante pellegrinaggio di molti residenti di Camogli, che in queste lunghe ore di post-crollo, con discrezione e raccoglimento, si alternano tra scogliera, accesso al cimitero, sede del comune, per provare ad avere una notizia, sapere chi c’è ancora e chi non c’è più, per la seconda volta. Mentre gli addetti del comune hanno iniziato ad incrociare i dati e i registri per avere l’elenco degli oltre 200 feretri coinvolti nel crollo, i primi resti umani recuperati sono portati presso il molo del porto, dove si prova il riconoscimento con quelli che si ha: una targa, un nome, un segno. I corpi dei “riconosciuti” saranno conservati nuovamente nel cimitero, ora transennato e inaccessibile al pubblico, in attesa di una nuova collocazione, definitiva.
Sarà un lavoro lungo, e si teme con esito scarso: molti corpi sono stati sepolti dalla frana, altri dispersi in mare, con le casse distrutte tra cemento e scogli. Si aspetta che la frana sia stabile per intervenire in forze, in una attesa che aggiunge pena allo strazio dei familiari: “Son venuto a capire se mi moglie si è salvata – ci racconta Giuseppe, quasi novant’anni, che in quelle mura aveva la sua vita – la venivo a trovare quasi tutti i giorni, da quasi dieci anni, oggi sono venuto qua a pregare, non posso farne a meno“.
“Quando siamo andati a chiedere informazioni, non ci hanno saputo dire con precisione l’elenco delle tombe coinvolte – ci racconta Giulia – io qua ho mio fratello, ma loro non hanno un censimento di chi è sepolto qua, solo grazie al vecchio custode che è venuto a vedere cosa è successo abbiamo capito che sicuramente anche lui è rimasto nel crollo. I muri del cimitero sono tutti scrostati e pericolanti, certo hanno fatto dei lavori, dei nuovi loculi e gli ascensori, ma evidentemente non han fatto abbastanza”.
“Io qua ho mia zia, morta nel 68, non credo che la recupereranno mai – ci racconta un altro cittadino, sceso sugli scogli un piccolo passo dopo l’altro, ma che preferisce rimanere anonimo – dopo tutti quegli anni e la frana non sarà rimasto nulla di lei. E’ morta un’altra volta. Speriamo che mettano in sicurezza anche l’altra parte dei colombari, che ho altri parenti”.
“Noi siamo scesi sugli scogli già poche ore dopo il crollo, c’era ancora luce, abbiamo visto raccogliere alcune bare che galleggiavano. E’ stato uno strazio – ci racconta Maria, che in questo disastro ha perso cinque parenti – qua c’erano mio papà e mia mamma, i miei bisnonni e forse anche uno zio. Non siamo riusciti a capire bene fin dove era il crollo, ma è quasi certo che sia caduto anche lui. Sono anni che segnalavamo la cosa, già sei anni fa avevo scritto di fessure e dissesto. La lapide i mio padre si era spostata diverse volte. Poi quando c’era stato da rinnovare il loculo, aveva promesso che avrebbero provveduto, e così è stato. Ma nelle ultime settimane le lapidi erano tornate a spostarsi. Ieri lo schianto”.
Forse si poteva anticipare in crollo spostando le salme, almeno quelle a rischio, si chiedono i cittadini, o forse non si poteva fare niente, per un cimitero costruito in una posizione estrema, il cui destino era già segnato dal momento della sua costruzione. “L’avevo portata qui perché riposasse vicino al mare che tanto amava – ci confida Giuseppe – ora il mare se l’è presa. Questo mi consola, e potrò venire a trovarla qua su questi scogli e ovunque ci sia il mare sarà un posto per una preghiera e per ricordarla“. Nel frattempo le onde continuano a infrangersi incessanti sugli scogli e sulle macerie, a pochi passi da noi, indifferenti, come sempre.
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