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Nuovo presidio per la scuola: “Il ritorno al 50% non basta, servono investimenti e programmazione in vista di settembre”

Studenti e comitati sono tornati in piazza in una manifestazione organizzata da Priorità alla scuola, E' già settembre e Unione degli studenti

Genova. Il ritorno degli studenti delle superiori a scuola al 50% non basta e settembre è dietro l’angolo quindi anche in vista del prossimo anno scolastico, associazioni e comitati sono tornati in piazza con un presidio per chiedere programmazione e investimenti.

Ad organizzare la protesta in piazza De Ferrari la rete E’ già settembre, il comitato Priorità alla scuola e gli studenti dell’Uds a rappresentare il mondo variegato della scuola che comprende genitori, insegnanti, precari e gli stessi studenti. Al presidio ha partecipato anche una rappresentanza sindacale di Cobas, Cgil e Uil.

“La scuola in presenza è ricominciata fino a un certo punto – dice Paolo Languasco della rete E’ già settembre – perché le superiori vanno al 50% e l’università è ancora chiusa con centinaia di aule completamente vuote e lasciate a se stesse quindi la battaglia non è finita soprattuto perché la battaglia non finisce con il ritorno a scuola che è una condizione necessaria e imprenscindibile ma la battaglia è che la scuola abbia più fondi, più personale e più spazi“.

La giornata di oggi, se da un lato vede il ritorno degli studenti medi in classe in Liguria seppur al 50% è anche il giorno in cui scadono le iscrizioni alle scuole superiori per il prossimo anno: “Settembre praticamente è già qua – dice Elisa Setti del comitato Priorità alla scuola – e non vorremo ritrovarci da capo con apri e chiudi, apri al 50% o al 70%, senza trasporti e senza spazi. Si deve cominciare ora a pensare agli spazi, a come organizzare i trasporti, a come rendere tranquilli gli insegnanti in modo che possano fare i tamponi o essere vaccinati se lo chiedono e mettere i ragazzi in una situazione di maggiore certezza”.

Eleonora Ingrassia è insegnante precaria da sei anni: “Oggi chiudono le iscrizioni per il prossimo anno scolastico – ricorda anche lei – e noi chiediamo per l’ennesima volta che non vengano attivate classi sovraffollate. In realtà c’è una nota ministeriale che autorizza gli accorpamenti, fra l’altro una nota di aprile diramata in piena pandemia, però in 30 in classe non si può lavorare”.

In piazza anche l’Unione degli studenti con un un gruppo di ragazzi molto giovani che vogliono spiegare perché la scuola in presenza sia così importante. A parlare per tutti è Emiliano Silingardi, 15 anni, che frequenta il liceo Cassini. “Il 50% in presenza non ci basta -dice – vogliamo un ritorno in sicurezza totale nel pieno rispetto del diritto allo studio. Fino ad oggi sono mancate la volontà politica e i conseguenti investimenti. La scuola è considerata fanalino di coda sia le superiori sia l’Università, basti pensare che per quanto riguarda noi studenti medi nel ricovery fund solo il 7% è stato destinato alla scuola”.

Gli studenti che plaudono alla dad? “Sono una minoranza – aggiunge – perché la Dad non funziona e non potrà mai sostituire la scuola in presenza: l’apprendimento e l’interazione con i compagni è limitata e le valutazioni stesse risultano falsate”.

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