Genova. Parole dure, chiare e molto legate all’attualità quelle pronunciate oggi durante la sua predica da Don Giacomo Martino, “il prete dei migranti”, responsabile dell’ufficio diocesano dedicato al tema e parroco in diverse chiesa. L’omelia è stata pronunciata durante la messa nella chiesa di San Tommaso Apostolo a Genova. Ed è legata a doppio filo con le polemiche politiche degli ultimi giorni sui primi nati e su chi abbia o meno di definirsi “ligure”.
Il caso è quello della piccola Greta, o meglio Greater, bambina nata da genitori stranieri e che il presidente della Regione Giovanni Toti ha salutato sui social come la prima neonata ligure del 2021. Una frase che ha scatenato la reazione della Lega, in particolare del capogruppo in Regione Stefano Mai e del deputato Edoardo Rixi che, rispolverando gli antichi adagi contro lo ius soli, hanno chiarito che, per loro, quella bimba “non è ligure”. Gran parte del centrodestra, oltre che l’opposizione, si è smarcata da quelle dichiarazioni.
Ma torniamo alla predica di Don Giacomo Martino che attacca non solo chi “offende la dignità dei più fragili” ma anche il silenzio di chi accetta quel tipo di discorso, ricordando che accettare l’eucarestia in quello stato d’animo è un sacrilegio. Il punto di partenza è quello di Dio che è parola e di Dio che attraverso la parola rende tutti “fratelli e sorelle, figli primogeniti allo stesso modo prediletti”.
Come afferma il prete, però, anche la nostra parola deve essere all’altezza. “Deve essere una parola che si fa carne, non inutile, sciocca, o peggio ancora che distrugge e che va contro la parola creatrice e solenne di Dio – dice Don Giacomo – siamo stufi, e come cristiani lo dobbiamo dire, delle parole che offendono, che non difendono, la dignità di chi è più fragile, siamo stufi delle parole di chi sminuisce il valore dell’anziano, stufi delle parole di chi ha l’arroganza e pensa di avere il potere di decidere chi è cittadino del mondo, della Liguria o di Genova, siamo stufi e lo dobbiamo dire, perché se qualcuno dice queste parole è perché attorno c’è il silenzio, e non può esserci il silenzio da parte di chi è fratello o sorella di Gesù“.
Don Giacomo Martino continua: “Il silenzio è colpevole, noi siamo figli di un Dio che esprime la parola, dobbiamo smetterla di vivere in una quiescenza, torniamo a indignarci – afferma – e stiamo attenti a ricevere l’eucarestia se nel nostro cuore accettiamo, sotto sotto, queste parole che distruggono l’eucarestia ricevuta in queste condizioni è un sacrilegio, sia chiaro”.