Genova. “Se un’azienda, peraltro storica e legata alle nostre tradizioni, si ritrova improvvisamente con la sede di produzione in area naturale protetta, non può essere penalizzata per sempre e vedere preclusa ogni ipotesi di ammodernamento e futuro sviluppo. Anche perché bisogna tutelare i posti di lavoro sul territorio“. Anche Alessio Piana, ex presidente del consiglio comunale di Genova, oggi consigliere regionale della Lega, interviene nella polemica sull’ampliamento della fabbrica di Panarello in via Carso al centro di una proposta di variante al Puc.

La questione è stata oggetto di una commissione consiliare lo scorso 7 gennaio e nelle prossime settimane approderà in consiglio per il via libera definitivo. Il progetto prevede un aumento della superficie calpestabile complessiva del 42,9%. Ma le aree ricadono all’interno del Parco urbano delle Mura, istituito quando la fabbrica esisteva già da circa quarant’anni, e sono interessate da un vincolo paesistico.
“Faccio presente a chi oggi si oppone alla proposta di variante urbanistica che la normativa di tutela dell’area protetta alla quale la delibera regionale di istituzione del Parco delle Mura rinviava era quella prevista dal vecchio Piano urbanistico comunale (Puc) del 2000 che classificava l’area in questione come industriale – sostiene Piana -. In tal senso, basta leggere il punto 4 della delibera n. 1506, approvata dalla giunta regionale il 21 novembre 2008″.
“Pertanto, l’attuale proposta di variante al nuovo Puc, oggi in vigore, anche in riferimento alle norme ambientali, non è assolutamente in contrasto con lo spirito della delibera istituiva del Parco delle Mura – ribadisce il consigliere leghista -. Chi si straccia le vesti, utilizzando in modo strumentale pseudo argomentazioni ambientaliste, dovrebbe conoscere i fatti prima di esprimersi a sproposito”.
Intanto il comitato spontaneo “Difesa del Parco dei Forti e delle Mura di Genova”, sorto proprio per contrastare l’operazione Panarello, annuncia battaglia facendo leva su un ostacolo emerso in commissione: “È stato accertato, come confermato dai tecnici del comune e dall’assessore Cenci, che il progetto della società Panarello prevede un ampliamento in parziale sconfinamento nel terreno confinante, e deve in ogni caso essere rispettata una distanza dal confine di cinque metri, salvo consenso del confinante, che non è stato chiesto e che non sarà mai concesso. Pertanto ogni provvedimento volto ad accogliere tale progetto è manifestamente illegittimo”.
“In tal senso – annuncia il comitato – è stata notificata formale diffida al Comune di Genova dal rilasciare qualsiasi atto di assenso alla procedura concertativa avanzata dalla società Panarello, stante l’evidente violazione del diritto di proprietà dell’istante e comunque, in ogni caso, stante la violazione delle disposizioni regolanti le distanze. Considerato che l’ampliamento, a detta della società, è fondamentale per la prosecuzione dell’attività, ci si chiede perché sia stato presentato un tale progetto così manifestamente irrealizzabile e che non potrà mai essere approvato”.
L’amministrazione di Tursi però non sembra intenzionata a cambiare strada, anche se il Municipio Media Valbisagno ha proposto tre aree alternative per convincere Panarello a ritirare la proposta di ampliamento. “L’assessore Cenci ha risposto che l’azienda non può spostarsi a causa di una serie di macchinari che necessitano di rimanere in tale territorio, ma in caso di mancato ampliamento minaccia di lasciare Genova – prosegue il comitato -. Se non può spostare i macchinari in altro sito industriale genovese, eventualmente anche più consono al progetto di ampliamento prospettato, non si comprende come possa spostare gli stessi macchinari fuori Genova, magari in altra regione, senza considerare che l’attività distributiva è principalmente concentrata nella nostra città”.
Ci si chiede se in realtà il vero obiettivo non sia un altro – conclude il comitato – ossia il cambio di destinazione d’uso con la trasformazione dell’area da zona verde a zona industriale, nascondendo sotto il progetto di sviluppo commerciale volto a favorire le attività produttive quella che sempre più pare appalesarsi come una pura e semplice speculazione edilizia, operazione che potrebbe mettere a rischio l’occupazione anziché difenderla”.
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