Genova. Gallerie antiaeree, antiche cripte, ossari nascosti ma anche antiche cave, miniere, sorgenti. C’è tutto un mondo sottoterra e a Genova e dintorni questo mondo è persino più vasto che altrove, per stratificazioni, storia, orografia. Eppure il progetto di mappare in maniera digitale tutto ciò che si trova sotto i nostri piedi, iniziato alcuni anni fa grazie a una serie di fondi poi esauriti, è fermo al palo e Genova – diversamente da altre città italiane come Napoli o Perugia – non ha mai valorizzato davvero la sua metà “sotterranea”. Eppure.
Riprendere in mano quel “masterplan”, sia a scopi culturali sia pragmatici, e dare vita a un “turismo del sottosuolo” sono alcuni degli obbiettivi del Centro studi sotterranei di Genova, un’equipe di appassionati ed esperti in diverse discipline che opera nel campo della speleologia degli ipogei artificiali e dell’urbanistica sotterranea. Non semplici urbex, come si chiamano gli esploratori urbani che vanno a caccia di luoghi segreti per immortalarli, ma una sorta di ente con un fine anche scientifico e di tutela.
“Non siamo nati nell’epoca dei social network – dice Stefano Saj, architetto e presidente del Centro studi sotterranei di Genova – e il nostro non è un hobby o un dopolavoro, siamo stati il primo soggetto a occuparsi di queste cose in Liguria e tra i primi in Italia, abbiamo un approccio scientifico al tema tant’è che collaboriamo con la Sovrintendenza, il Cnr e l’Università, aderiamo alla commissione Cavità Artificiali della Società italiana di speleologia, inoltre ormai dal 2000 abbiamo una convenzione con il Comune di Genova per fare ispezioni nel sottosuolo”.
Il Centro studi sotterranei, che negli ultimi mesi ha rallentato e modificato la propria attività a causa del Covid ma spera di poter tornare a operare a pieno regime al più presto, è già proiettato al 2022. Spostato di un anno rispetto ai programmi, infatti, si terrà a Genova il congresso internazionale sulle cavità artificiali. Si chiama Hypogea e l’organizzazione è stata affidata proprio al centro studi. “Per questo evento arriveranno a Genova esperti da tutto il mondo a discutere quest’oggetto scientifico, sarà una grande occasione per porre l’accento su tematiche ancora poco conosciute”.
Nel 2017 il Centro studi sotterranei ha iniziato, come risposta ad alcune attività che venivano svolte – diciamo – abusivamente, a organizzare alcune visite guidate ufficiali “in modo da garantire l’incolumità dei partecipanti e offrire un plus culturale”. Le visite comprendevano gli interni del ponte monumentale, la cittadella sotterranea di Campi, nata durante la guerra, e l’escursione ai sotterranei della diga di Molare, nel savonese. “Ci sono tante altre cose che vorremmo far aprire al pubblico ma ci sono problemi oggettivi di sicurezza e di salute, di cui abbiamo discusso con il Comune”. Al momento un’altra realtà, che in parte collabora con il Centro studi, ovvero il Coordinamento ligure studi militari, ha iniziato a ipotizzare di aprire al pubblico tutta una serie di gallerie rifugio antiaereo. Ma il progetto è assolutamente embrionale.
“I rifugi antiaerei a Genova sono oltre 200 di cui 64 in galleria – racconta Saj – molti hanno sfruttato le zone pedemontane perché più sicuri, riparati da parecchi metri di roccia e terra, dopo la guerra ci fu un’ordinanza che invitava a sfruttare quelle opere, per cui molti vennero dotati di pozzetti verticali e divennero ascensori, basti pensare a corso Magenta e via Crocco, ad esempio”.
Ma non ci sono solo le opere ipogee nate in tempo di guerra. Esistono tanti altri aspetti sotterranei che potrebbero essere sfruttati a scopo culturale, scientifico, turistico, esperienziale. L’ossario medievale ritrovato proprio da Saj all’Acquasola, anni fa, fu infatti oggetto di studi di archeomedicina. Inoltre il Centro, recentemente, si è unito alla rete di valorizzazione dell’Acquedotto storico di Genova.
“Un’altra idea che ci è venuta – continua il presidente del Centro studi sotterranei di Genova – è quella di costituire una sorta di santuario di biodiversità in alcune cavità di miniere abbandonate che abbiamo esplorato nelle vicinanze della città, abbiamo trovato colonie di chirotteri, pipistrelli, e geotritoni e altre specie tipiche del sottosuolo e che potrebbero essere messe a rischio da visite poco delicate”.