Botta e risposta

Ilva di Cornigliano, la Fiom ad Arcuri: “La fabbrica cade a pezzi”. La replica: “Arriveranno investimenti”

La commemorazione in ricordo di Guido Rossa è stata occasione di un primo confronto con lo Stato che attraverso Invitalia da febbraio cogestirà gli stabilimenti Arcelor Mittal

Commemorazione Guido Rossa 2021

Genova. “Questa fabbrica cade a pezzi, c’è bisogno di investimenti”. Lo ha detto senza mezzi termini il coordinatore dell’rsu dello stabilimento di Cornigliano Armando Palombo nel corso del suo intervento alla commemorazione di Guido Rossa.

Come previsto il giorno dedicato al ricordo del sindacalista ucciso dalle Brigate rosse è diventato anche occasione di un primo confronto sul futuro dell’Ilva vista la presenza dell’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri.

“Sono certo che Guido Rossa si ritroverebbe con noi in quei valori fissati in quella targa, nella sua fabbrica, nella nostra fabbrica e penso che sarebbe stato al nostro fianco, al fianco dei lavoratori in tutte le battaglie, fino all’ultima, ben nota, delle settimane scorse – ha ricordato Palombo – ma con ancora più convinzione devo dire che in questa fabbrica i lavoratori chiedono che ci sia un’attenzione particolare agli investimenti in questa fabbrica. Potrei fare l’elenco delle cose che non funzionano, quello che denunciamo verbalmente e per iscritto. Però questa fabbrica, se volessimo usare un eufemismo, cade a pezzi. Lo dico non con enfasi, ma col rammarico di chi in questa fabbrica cerca lavoro e sicurezza”.

Commemorazione Guido Rossa 2021

Sullo stesso tono anche l’intervento della segretaria generale della Fiom Francesca Re David che pur plaude all’ingresso dello Stato nella gestione della siderurgia.

“Abbiamo avviato la procedura per avere la necessaria autorizzazione dell’antitrust – ha spiegato Arcuri a margine della commemorazione – stiamo dialogando, confido che il 10 febbraio resti la data. Non trovo ragioni per essere preoccupato.

“Penso profondamente che senza industria non ci sia uno sviluppo possibile neanche in Italia e neanche nel 2021 – aveva detto Arcuri nel suo intervento – e che senza acciaio non ci può essere industria neanche in Italia, neanche nel 2021 e neanche negli anni che verranno. L’ingresso dello stato del capitale non è avvenuto pensando a valorizzare e preservare o investire in uno stabilimento sul nostro territorio piuttosto che in un altro, l’ingresso nel capitale dello stato avrà a che fare con la volontà di prendersi cura di tutti gli stabilimenti che ci sono in Italia. Tra qualche settimana questo ingresso sarà avvenuto

Rispetto agli investimenti Arcuri ha spiegato: “Il piano che è stato approvato prevede un impegno di 3,1 miliardi. Avranno a che fare col rinnovamento dei sistemi produttivi in tutti gli stabilimenti italiani, con la necessità di fare operazioni di manutenzione straordinaria e ordinaria ma anche la realizzazione di un forno elettrico, l’obiettivo è far diventare Ilva leader nella produzione dell’acciaio verde”.

E se Re David ha ipotizzato che visti i numeri del piano si possa parlare addirittura di un rilancio dell’occupazione a Genova, dove fra l’altro ci sono oltre 200 lavoratori in cassa integrazione mai assorbiti da Arcelor Mittal, il commissario all’emergenza Covid si è limitato a una risposta generica: “A partire dal 10 febbraio dobbiamo fare una cosa semplice metterci a lavorare come fanno le persone normali. Si trova sempre un modo di convergere. Noi crediamo profondamente che l’acciaio sia una componente essenziale dell’industria del Paese e il Paese possa uscire migliore solo con un’industria competitiva”.

Per il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro “la presenza dello Stato è un messaggio positivo che però deve tradursi in fatti concreti. Per fare i fatti ci vuole un piano industriale discussi con noi e servono investimenti perché la siderurgia nel mondo è ripartita, sono ripartite le produzioni, il valore dell’acciaio aumenta e l’industria ha bisogno di acciaio. Quindi non si possono aspettare due/tre anni come dice il piano industriale ma gli investimenti servono subito”. Rispetto alla situazione dello stabilimento di Genova Manganaro ha ricordato che “per farlo ripartire in modo adeguato servono 300 milioni, come abbiamo detto anche al governatore Toti commentando la ripartizione del Recovery fund. A Genova bisogna andare oltre i mille dipendenti per tutte queste aree che devono e possono creare lavoro: uno dei migliori modi per guardare alla fine del blocco dei licenziamenti è costruire lavoro e la siderurgia può essere un’importante occasione di lavoro per molti giovani”.

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