Genova. “Di sicuro un governo Conte non avrà mai il sostegno né di Cambiamo! né degli altri partiti di centrodestra”. I suoi parlamentari sono continuamente citati tra i possibili “responsabili”, e così a Giovanni Toti tocca chiarire un’altra volta che il Conte ter, nel caso, si farà senza i voti degli “arancioni”, che sono cinque al Senato e tre alla Camera, formalmente iscritti al gruppo misto e perciò corteggiati dai manovratori di palazzo.
“Non bisogna confondere toni seri, responsabili e pacati, perché il momento non consente benzina sul fuoco, con volontà politica – precisa l’ex delfino di Berlusconi oggi ospite a Tg2 Italia -. Abbiamo detto che all’interno di questo perimetro di maggioranza non c’è spazio per chi ha contestato negli ultimi due anni le scelte di fondo”.
E Conte non è l’unica discriminante: “Se si aprirà una crisi formale il centrodestra valuterà altre situazioni ma certamente non quella di un ‘Conte 3’ o un ‘Pd 1’ o un ‘Cinque stelle 1’ o un altro governo che si costituisse dentro quella maggioranza”. Toti resta però aperto all’ipotesi di un governo di unità nazionale con un ampio spettro di forze politiche, sostenuta negli scorsi giorni e sposata anche da Beppe Grillo.
Tra le ipotesi prese in considerazione in queste ore è spuntata anche quella di un governo di centrodestra senza passare dalle urne voto, proposta dal leader della Lega Matteo Salvini. Anche in questo caso, però, bisognerebbe trovare un appoggio esterno. “Era la prima ipotesi a inizio legislatura, visto il risultato delle urne, ma non so se un governo retto in modo raccogliticcio in parlamento avrebbe forza e incisività per agire. Non mi sentirei di consigliarlo, l’ho detto anche ieri sera all’amico Matteo Salvini”, ammette Toti.
Il governatore chiede in sostanza di “fare in fretta” perché “non credo che gli italiani possano stare chiusi in casa e vedere un governo che traccheggia”. L’accelerazione in effetti potrebbe anche arrivare nelle prossime ore. “Se Conte ha numeri per andare avanti lo chiarisca in giornata, in bocca al lupo e auguri. Se non ha i numeri si vada a dimettere, questa maggioranza si interroghi se vuole stare insieme. Se decide che il divorzio è definitivo il capo dello Stato deciderà quale percorso è possibile”.
E il voto? Toti non lo esclude a priori, ma concorda sul fatto che si tratti di un’opzione lontana: “È chiaro che è tautologico dire che il voto è lo sbocco principale di una crisi politica, ma se le condizioni non lo permettono è un altro film”, conclude.