Delusione

Zona rossa, parrucchieri aperti ma centri estetici chiusi: “Decisione incomprensibile”

La protesta di Cna Genova: "Confidavamo nei giorni di festa per lavorare, auspichiamo un ripensamento"

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Genova. Continua a tenere banco l’esclusione dei centri estetici dalle attività che durante la zona rossa potranno restare aperte. “Ci appare incomprensibile la decisione del governo di chiudere i centri estetici – dichiara la responsabile di Cna Benessere e Sanità Genova, Sara Piazze -. Dopo un anno di difficoltà le imprese confidavano nei giorni di festa, periodo tradizionalmente intenso per il settore ma si trovano di fronte ad un provvedimento di cui non si comprendono le ragioni. Auspichiamo che possa esserci un ripensamento in questo senso o che vengano previsti adeguati ristori”.

Le imprese di estetica a livello nazionale hanno espresso il loro forte dissenso rispetto alle disposizione contenute nel Dpcm del 3 dicembre. Al pari di acconciatori, parrucchieri e barbieri (che potranno svolgere la loro attività), le imprese di estetica hanno sempre garantito la massima sicurezza per loro stessi e soprattutto per i clienti.

Secondo Cna non ci sono rischi per il contagio poiché per organizzazione e modalità di svolgimento del lavoro non presuppongono la compresenza di più persone, né generano assembramenti. Inoltre, l’osservanza dei protocolli garantirebbe l’adozione di misure e dispositivi idonei a minimizzare il rischio di contagio in qualsiasi tipologia di trattamento richiesto.

“La loro esclusione, così come quella di altri servizi alla persona, risulta priva di motivazioni oggettive e appare frutto più di una scarsa conoscenza del modo in cui queste attività vengono ordinariamente svolte che non di una scelta ponderata che tenga conto dell’effettivo rischio di contagio”, lamenta Cna.

L’associazione invita il governo “ad un riesame approfondito delle valutazioni che hanno portato all’esclusione delle imprese di estetica, in modo da evitare, in eventuali futuri provvedimenti restrittivi, l’applicazione di disposizioni tanto inique quanto intollerabili per un settore che da sempre garantisce altissimi standard di igiene e sicurezza”.

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