Genova. Doveva essere messa in sicurezza subito dopo l’alluvione, poi ci si è accorti che il fronte e la massa in movimento è più grande di quello che sembrava e i tempi di intervento di sono allungati a dismisura, diventando presto dei “forse” e “chissà quando”. Parliamo della frana di Gnocchetto, in Valle Stura, che dal 30 ottobre 2019 incombe sulla statale del Turchino tra Rossiglione e la provincia di Alessandria.
La frana, considerata non stabile, ha costretto l’istituzione del senso unico alternato regolato “a vista” per una cinquantina scarsa di metri, cosa che rende la viabilità della zona spesso critica. Ma non solo: come è noto, e come più volte raccontato su queste pagine, in caso di allerta meteo in provincia di Alessandria (dove fisicamente si trova per poche decine di metri) la strada viene chiusa, cosa che unita al caos delle nostre autostrade, ha di fatto praticamente isolato la vallata, costringendo a infinite odissee per strade montane gli abitanti della valle. Anche in caso di urgenza medica.
Ma se il tempo aiuta a guarire le ferite, nulla può contro la burocrazia italica: l’intervento spetterebbe alla provincia di Alessandria, che però in questi quasi 14 mesi poco altro ha fatto se non l’urgenza di transennare la strada, posizionare i new yersey d’ordinanza e qualche rilievo sul costone in movimento, mentre Anas è in attesa per il ripristino stradale. E la stessa Anas, secondo gli accordi di governo, dovrebbe prendere in gestione centinaia di chilometri di strade in tutto il paese, tra cui anche questa, la cui tratta ligure è già di sua competenza: secondo i primi accordi il passaggio si sarebbe dovuto completare entro l’anno, ma è di oggi la notizia che la stessa Anas ha posticipato ad aprile il perfezionamento fattuale dell’accordo, previa verifica delle infrastrutture. E la provincia di Alessandria, nel frattempo con un bilancio praticamente a zero, non ha le risorse per intervenire, se non quelle di mandare i suoi dipendenti a chiudere la strada durante le allerte meteo.
A nulla sono serviti, quindi, gli incontri e i tavoli istituzionali di questi mesi: anche in presenza di un progetto, è tutto fermo perchè nessuno ha da metterci il denaro, e nessuno vuole farlo per altri. E nel frattempo la valle Stura continua a boccheggiare: il paradosso è che la strada è affiancata da un terrapieno costruito negli anni novanta che funziona come corsia d’emergenza che potrebbe “tamponare” il problema, ma, ironia della sorte, questo inizia un metro e mezzo al di là delle transenne. E un metro e mezzo può essere uguale a infinito quando si tratta di burocrazia e soldi pubblici.
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