Genova. Il pediatra genovese Alberto Ferrando, presidente dell’associazione pediatri extraospedalieri, invita alla massima cautela sul tema della vendita in farmacia dei test sierologici per il Covid-19. L’annuncio della vendita anche nelle farmacie di prossimità, e non solo ai professionisti, di questo tipo di esame è stato fatto dal ministro della Salute Speranza nella giornata di ieri e sicuramente potrà rendere più semplice l’acquisto e l’utilizzo del test. Ma, c’è un ma.
“L’esame sierologico non serve assolutamente a diagnosticare la presenza del virus della malattia – ricorda il medico a chi pensasse di poter sostituire con quel test un tampone antigenico o ancor peggio molecolare – quando il test sierologico è positivo ormai la persona aveva il virus nel suo organismo da vari giorni, settimane o mesi e se doveva contagiare qualcuno lo ha già fatto”.
“Il test sierologico serve a fini epidemiologici – ribadisce – per sapere se nel passato più o meno prossimo si è venuti a contatto con il virus”. Per la diagnosi e il tracciamento preventivo il sistema è il tampone molecolare (“bocca”) e, con alcuni limiti di affidabilità in caso di positività, quello antigenico (il tampone rapido, “nasale”).
Gli esami sierologici dosano gli anticorpi che il nostro organismo forma dopo essere stato in contatto con il virus. Cli anticorpi si formano, in media, dopo 10 giorni dal contatto con il virus. Esistono quindi due tipi di anticorpi: IgM che indicano fase acuta e si formano prima e decrescono entro settimane (5-6 settimane); IgG che aumentano un poco dopo e resteranno positivi per mesi. “Quindi se si ha un esame IgG positivo significa che abbiamo avuto un contatto pregresso, ma esso non vale come patentino di immunità – continua Ferrando – se abbiamo esami sierologici positivi per IgG e IgM è necessario effettuare un tampone e mettersi in isolamento”.