Genova. Non si placa, anzi prende vigore, l’indignazione espressa da più parti per il manifesto fatto affiggere anche a Genova, oltre che in altre città italiane, dall’associazione ProVita e che raffigura una donna priva di vita, con una mela in mano, e una scritta riferita ai medicinali per abortire come a veleni.
Dopo la manifestazione di sabato del collettivo femminista Non Una Di Meno, e la posizione presa da sindacati, partiti e semplici cittadini, anche l’Anpi di Genova interviene sulla questione.
“Questo è un manifesto violento e osceno, scientificamente errato e inoltre sessista e discriminatorio. Induce poi subdolamente a pensare che il nostro SSN possa somministrare dei veleni (in questo caso la pillola RU486 alle donne) mentre in realtà agisce nel rispetto delle leggi e delle normative italiane ed europee. La RU 486 è un farmaco che permette di effettuare l’aborto farmacologico senza bisogno di ricorrere a un ricovero ospedaliero”, si legge nella nota.
“È questo un manifesto di stampo medievale, reazionario, ignorante ed incivile che cerca di far leva su beceri ed antichi pregiudizi minando la libera scelta delle donne e diffondendo informazioni false. Dietro a manovre e pensieri di questo tipo ci sono dei fanatici religiosi, integralisti e neofascisti”, prosegue l’Anpi.
“Le donne vengono paragonate, secondo uno stereotipo sessista, a fanciulle inermi e candide, incapaci di scegliere in maniera libera e consapevole su se stesse e il proprio corpo – sottolinea l’associazione – se una donna si trova nella condizione di voler interrompere la gravidanza ha il diritto di farlo in tutta sicurezza e nel modo che la impegna e la offende meno. E lo Stato ha il dovere di garantirle l’accesso al metodo che preferisce, senza veti né ostacoli”.
“Sono battaglie che le donne hanno già fatto e sulle quali non si torna indietro, per nessuna ragione. Il manifesto si chiude con l’hastag #dalla parte delle donne. Ebbene manifesti come questo non sono dalla parte delle donne, questo manifesto è CONTRO le donne, questo manifesto le donne le offende”, conclude l’Anpi Genova.
Il 15 dicembre è arrivata alla nostra redazione una richiesta di rettifica da parte di ProVita. L’associazione al titolo “Manifesto anti-aborto, Anpi Genova: «Medievale, incivile e reazionario»”, dichiara che i manifesti affissi in diverse città contro la pillola abortiva RU486 intendono rendere consapevole il pubblico sui rischi scientificamente dimostrabili che l’assunzione della RU486 implica per la salute e la vita delle donne”.
“L’aborto farmacologico – continua ProVita – è molto più pericoloso per la donna che l’aborto chirurgico: la mortalità è dieci volte maggiore (Greene, N Engl J Med, 2005; AIGOC, 2020). Gli effetti collaterali comuni sono: crampi, emorragia, vomito, debolezza, febbre, mal di testa, diarrea, ipotensione (la letteratura scientifica in materia è abbondante: cfr. JPandS, Vol. 24, n. 4, Winter 2019). Quasi una donna su 20 è costretta a completare la procedura farmacologica con una revisione della cavità uterina (raschiamento). Più della metà delle donne può soffrire il potenziale trauma di vedere l’embrione espulso (suo figlio) nel water o sull’assorbente (Slade, Heke et al., 1998). Soprattutto nei tempi del “consenso informato”, informare le donne sulle potenziali conseguenze dei metodi abortivi – anche a prescindere dall’entità dei rischi – è non solo un diritto ma anche un dovere”, conclude l’associazione.