Liguria Nessuna responsabilità da parte di Autostrada dei Fiori o dei concessionari precedenti, ma solo una tragica fatalità dovuta alle piogge eccezionali. E’ questa la conclusione a cui sono giunti gli esperti incaricati dalla Procura di Savona di fare luce sul crollo del viadotto della A6 “Madonna del Monte”, avvenuto il 24 novembre 2019.
Un lavoro molto complesso e articolato, quello presentato circa un mese fa dai tre periti Berardi, Chiaia e Bellini, volto a confermare o escludere mancanze da parte del concessionario. La conclusione a cui giunge la relazione, però, è che in questo caso (a differenza di quanto emerso per il Ponte Morandi) non ci siano particolari responsabilità. Il ponte risulta costruito in modo conforme alle normative vigenti all’epoca (si parla degli anni ’60) e non sono stati riscontrati ammaliamento o difetti di manutenzione. “Il cemento era in condizioni adeguate – spiega il procuratore Ubaldo Pelosi – e dalla relazione non emergono particolari problemi. Anche le fondazioni erano piuttosto solide”.
Secondo i tre esperti a causare il crollo sarebbe stato unicamente il maltempo. Nei giorni precedenti si registrarono piogge assolutamente eccezionali che hanno determinato un accumulo di acqua: una situazione già critica su cui si è abbattuto, quel 24 novembre, un nuovo temporale. “Questo ha portato a una frana di dimensioni eccezionali – chiarisce Pelosi – e non prevedibili“.
L’area infatti non era classificata a rischio idrogeologico perché non esistevano evidenze precedenti. “Probabilmente oggi, sulla base della normativa attuale, un viadotto che si ‘appoggia’ con piloni su quell’area non sarebbe realizzato” ammette il procuratore. Tanto è vero che quello nuovo è stato realizzato a campata unica. “Ma all’epoca questo era un patrimonio di conoscenze che non si aveva”.
La relazione è ancora al vaglio degli inquirenti ma, alla luce delle conclusioni dei periti, si va verso l’archiviazione dell’inchiesta che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
LA CRONACA
Il crollo del viadotto Madonna del Monte sulla A6 è stato uno dei maggiori disastri recenti della nostra provincia. Lo scorso 24 novembre 2019, dopo più di 24 ore di maltempo, allagamenti, crolli e frane diffuse su tutto il territorio savonese, una valanga di fango spezza in due l’autostrada A6, ultimo collegamento rimasto tra costa ed entroterra. E solo un miracolo fa sì che non sia una strage come quella del ponte Morandi: l’immagine di Daniele Cassol che ferma le auto con le braccia prima che precipitino nel baratro diventerà emblematica.
L’allarme scatta poco dopo le 14, quando crollano circa 40 metri di viadotto. La causa la si scoprirà nel pomeriggio: un grosso smottamento ha travolto il pilone che sostiene la campata. Immediatamente sul posto arrivano i vigili del fuoco: con loro anche il personale sanitario del 118 e le ambulanze, nell’eventualità che ci siano feriti o vittime. Per qualche ora si teme il peggio: “C’è una segnalazione di una eventuale presenza di un’auto sotto il fango, anche se non è certa” fa sapere Giovanni Toti, subito accorso a Savona insieme all’assessore Giacomo Giampedrone. Fortunatamente il lavoro incessante dei soccorritori, con il supporto di un elicottero e delle unità cinofile, escluderà questa ipotesi.
Le ore successive sono difficili. La politica reagisce in modo unanime parlando di emergenza, Toti stima i danni in almeno 15 milioni di euro. Mentre la Procura savonese apre un’inchiesta per disastro colposo (l’area verrà sequestrata due giorni dopo). Il Ministero detta i tempi di ricostruzione, chiedendo che il viadotto sia ripristinato in 4 mesi: fortunatamente, per una volta, i tempi saranno rispettati e l’inaugurazione del nuovo viadotto avverrà il 21 febbraio 2020. Non prima, però, che la contemporanea chiusura di alcuni viadotti sulla A26 utenti ancora la dimensione dell’emergenza, scatenando una vera e propria “guerra” ai concessionari con la richiesta di pedaggi gratuiti.
Le settimane seguenti sono travagliate. La A6, con un bypass sulla carreggiata rimasta intatta, riapre il 29 novembre, ma già dopo due giorni si capisce che non sarà facile: a ogni pioggia intensa o a ogni nuovo movimento della frana, infatti, l’autostrada viene nuovamente chiusa. L’11 dicembre la Guardia di Finanza è negli uffici di Autofiori, il giorno dopo l’area viene dissequestrata.
I lavori procedono spediti e finalmente, il 21 febbraio 2020, dopo meno di 3 mesi dal crollo, il nuovo viadotto viene inaugurato. Sul ponte ci sarà anche Daniele Cassol, “l’angelo dalle braccia larghe”: il vigilante in divisa ripeterà davanti ai fotografi lo stesso gesto che, a novembre, aveva contribuito a salvare delle vite.