Genova. Se la fiamma è dritta, e il fumo e bianco, allora il fuoco sarà propizio. Funziona così con la tradizione del Confeugo – e non confuego! – il falò inaugurale che si tramanda sin dai tempi della Repubblica di Genova, documentato dal 14esimo secolo, ma probabilmente anche più antico. Lo scorso anno, nel 2019, la fiamma fu dritta, e il fumo bianco, e sappiamo tutti come sono andati i mesi successivi ma, scaramanzia a parte, la cerimonia si ripeterà anche in questo dicembre 2020.
Con modalità particolari, però. In versione ridotta, e inderogabilmente chiusa al pubblico. Domani, sabato 19 dicembre, alle 10 del mattino, nell’atrio di palazzo Tursi – sede del Comune – e non come sempre a palazzo Ducale, il rito andrà in scena a porte chiuse per evitare assembramenti e, per gli amanti del genere, sarà visibile in diretta streaming, sui social.
Rinunciare? Impossibile, soprattutto secondo l’associazione A Compagna, che dal 1923 si occupa di rinnovare la tradizione e che dovette interromperla soltanto durante la seconda guerra mondiale.
Cosa prevede il Confeugo. Oltre al falò, composto da un ceppo di alloro e altri rami, lo scambio di auguri tra l’abate del popolo (interpretato dal presidente della Compagna) e il doge (il sindaco). L’abate, giunto al cospetto della massima carica repubblicana, proferiva le seguenti parole di saluto in lingua genovese Ben trovòu, Messê ro Duxe (Ben trovato, signor Doge) il quale rispondeva a quest’ultimo con l’affermazione Ben vegnuo Messê l’Abbòu (Ben venuto, signor Abate).
Dopo lo scambio dei doni l’abate elenca i problemi della popolazione cui il doge dovrebbe porre rimedio nell’anno successivo. Il ceppo d’alloro viene quindi acceso con l’auspicio che la fiamma, appunto, sia dritta. Lo scorso anno il sindaco Bucci si presentò all’evento con l’abbigliamento storico da doge.