Genova. “Vogliamo le scuse pubbliche da Autostrade per le accuse ignobili che sono state fatte, noi abbiamo subito i disagi, non li abbiamo creati”. Monta a Genova la rabbia dei camionisti dopo l’inferno dello scorso 4 dicembre quando una nevicata nell’entroterra ha mandato nel caos la rete di Autostrade. Una débacle che la società ha attribuito proprio agli autotrasportatori, colpevoli, secondo il direttore del primo tronco Mirko Nanni, di aver violato il “divieto assoluto di ingresso in autostrada dei mezzi pesanti”.
Stamattina sindacati e associazioni riuniti dall’Osservatorio logistica trasporto merci di Genova hanno organizzato un presidio di protesta davanti alla sede genovese di Autostrade all’entrata di Genova Ovest. Una data scelta “per senso di responsabilità – si legge nel comunicato – al fine di evitare particolari intralci alla nostra già provata città”. Alla manifestazione hanno aderito i sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti) e diverse associazioni datoriali (Cna, Confartigianato, Conftrasporto e Fiap).
Ma tra loro c’erano anche i camionisti che hanno vissuto sulla propria pelle quella giornata da incubo. Come Dario Bregante, che è rimasto prigioniero dell’autostrada per più di 24 ore: “Sono partito alle 5 del mattino per caricare a Milano e sono venuto giù alle 11 – racconta -. Abbiamo sentito che c’erano camion intraversati a Tortona. Hanno iniziato a fermare i camion, io ho avuto la fortuna di trovare un autogrill e mi sono fermato lì. Ci hanno lasciato uscire alle 8 del mattino del giorno dopo”.
E il presunto divieto di circolazione per i camionisti? “Io non l’ho sentito se c’era. E comunque io parto alle 5 del mattino, mica alle 9 come i dottori. Se l’hanno messo, io ero già in autostrada”. Gli spazzaneve, racconta Bregante, sono arrivati solo quando il disastro già in atto. “Anzi, abbiamo dovuto spalare noi i blocchi di neve davanti ai camion. Meno male che un collega aveva la pala”, aggiunge.
Il collega Paolo Valbusa, delegato della Filt Cgil, non ha dubbi: “Non c’è stata attenzione. I mezzi si sono mossi in ritardo. Inutile scaricare colpe quando non c’è stata prevenzione. Io alle 8.20 mi trovavo a Busalla, ho visto in prima persona cosa è successo. C’era una fioccata leggera, appena due centimetri di neve. Con una situazione del genere non possono esserci divieti, e comunque non ho visto nessun cartello di divieto. Gli spazzaneve li ho trovati in entrata a Serravalle Scrivia che ormai erano le 10.30, ci ho messo circa due ore nella tratta Busalla-Serravalle e gli stessi spazzaneve sono rimasti bloccati dai camion in direzione Genova che erano già in difficoltà”.
Storia simile quella di Bruno Squeri, partito alle 5 in direzione nord e rimasto fermo alle 13.30 all’altezza di Gropello Cairoli, sulla A7 in provincia di Pavia. “Il fondo stradale era già una lastra di ghiaccio. Non riusciamo a capire perché Autostrade non abbia buttato il sale prima, in modo che la neve non attaccasse. Farlo dopo non serve a niente perché lo strato sotto si ghiaccia. Ma perché si aspetta sempre l’ultimo momento per intervenire?”.
Ciò che fa più arrabbiare sono le dichiarazioni dei manager di Autostrade che hanno puntato il dito proprio contro i camionisti. “È la cosa più denigrante per noi – prosegue Squeri – sentirsi addossare la colpa di una mancanza. E il divieto non c’era: alla radio dicevano che era consigliabile percorrere la A1 e la A15 verso Parma, non che era obbligatorio. In italiano c’è differenza. Ci hanno convogliato in autostrada, ci hanno ammassati come bestie“.
Poi, giunto a notte fonda al casello di Pra’, la sbarra si è abbassata e anche lui ha dovuto pagare il pedaggio, come tutti i protagonisti di questa storia da incubo. E la garanzia del rimborso arrivata da Autostrade non basta a placare la rabbia: “Ci sentiamo presi per i fondelli. Mi stai rimborsando qualcosa che non hai diritto di chiedermi. Mi hai fatto perdere 18-20 ore della mia vita per una tua mancanza. E questo è inammissibile”.
“Autostrade ha sbagliato i tempi – spiega Giuseppe Bossa, coordinatore dell’osservatorio che parla a nome di tutte le sigle coinvolte nella protesta -. Io ho ricevuto una telefonata alle 8.15 in cui venivo avvisato di un possibile fermo dell’autotrasporto solo ed esclusivamente della A26 con eventuali ripercussioni sulla A10, informazioni che abbiamo immediatamente divulgato”. E dunque nessun divieto esplicito, secondo i trasportatori, a differenza di quanto sostiene autostrade.
La richiesta per il futuro è semplice: attivarsi in maniera preventiva “come avveniva nei tempi passati, quando non c’era la tecnologia attuale ma ci si affidava alle previsioni dei meteorologi”. E quindi attrezzarsi con una squadra di spazzaneve già pronti a intervenire in tutti i cantieri durante il periodo invernale. “Abbiamo chiesto anche un incontro in prefettura perché non vogliamo più essere in ostaggio di queste situazioni. Il piano neve non è congruo, ha grandi lacune”, aggiunge Bossa.
Ancora prima, però, le scuse “a tutte le categorie coinvolte, come contenitori, cisterne, corrieri, trasporti frigo e tutto il resto delle merci varie che quel giorno hanno subito il blocco della loro operatività a causa dell’inefficienza della struttura organizzativa dell’emergenza neve gestita malissimo da Autostrade”.