Genova. Dopo 50 anni la porta è ancora sempre aperta a San Benedetto al Porto, la comunità fondata a Genova da Don Andrea Gallo e che continua a portare avanti un’ideale di solidarietà attiva e proattiva.
In questo 8 dicembre 2020, nell’anno del Covid, l’anniversario che segna mezzo secolo di attività: “mai come oggi c’è bisogno di solidarietà”, dice Domenico Chionetti, storico portavoce di San Benedetto e per tanti anni braccio destro del “prete di strada”.
La festa, che senza pandemia sarebbe stata un trionfo conviviale, è rimandata alla prossima primavera ma quest’oggi alle 11.45, sui canali social della comunità, sarà trasmessa la santa messa dalla parrocchia di San Benedetto al Porto.
“Nei giorni scorsi ci ha fatto visita il nuovo arcivescovo, monsignor Marco Tasca”, racconta Chionetti che in questi mesi ha dovuto anche pensare a un modo nuovo e sicuro per mettere all’opera i tanti volontari.
Anche con il mondo cattolico tout-court uno dei temi più pressanti fra quelli affrontati è quello del lavoro: “E’ sempre stato il tema centrale della nostra festa e del nostro operato – spiega Chionetti – il lavoro che dà a tutti dignità, speranza e coraggio soprattutto a chi esce da un momento di difficoltà personale e a chi giunge nuovo nel nostro paese”.
Uno degli aspetti caratterizzanti della comunità, dalla sua nascita, è stato infatti quello di costruire percorsi lavorativi veri e propri attorno a persone fragili: tossicodipendenti, prostitute, ex carcerati.
“Oggi più che mai il nostro pensiero e la nostra solidarietà sono rivolti a chi un lavoro non lo ha – continua il portavoce – a chi lo ha perso, a chi rischia di perderlo e a chi si sta mettendo al servizio di coloro che sono maggiormente in difficoltà”.
Nel frattempo la lezione di Don Andrea prosegue, ma aggiornata alla contemporaneità. San Benedetto è impegnata in questa fase nella consegna di pacchi alimentari ma anche nel supporto concreto agli “invisibili”, per aiutare a orientarli tra le disposizioni straordinarie previste dai decreti.
Vanno avanti però altri grandi progetti, come la “casa di quartiere”, uno spazio sociale per i cittadini appena aperto tra i palazzi popolari di Begato, in Valpolcevera, a quella che prenderà vita nel Ghetto del centro storico, fino al ruolo di capofila in Terra Madre, che ha già aiutato 70 persone a trovare lavoro in una filiera agricola a chilometro zero.