Genova. “Ci appare surreale discutere delle prospettive del nostro stabilimento quando l’accordo fra governo e multinazionale, che definisce assetti proprietari, piano industriale ed occupazionale, nessuno lo ha ancora visto, tanto meno sindacato e lavoratori”. E’ il commento dell’rsu dell’Ilva di Cornigliano a 24 ore dal consiglio comunale monotematico sulla questione ex Ilva.
“Ciò nonostante ieri in consiglio comunale, con 22 ordini del giorno di consiglieri di tutte le parti politiche si è già cominciato a parlare di come usare le aree non più utilizzate dalla produzione siderurgica dello stabilimento di Cornigliano” scrivono i delegati Nicola Appice, Luca Messere e Fabio Ceraudo, che è anche consigliere comunale del M5S.
“Se in futuro Taranto produrrà 8 milioni di tonnellate di acciaio l’anno, come si legge dai giornali, le aree di Genova non potranno essere cedute, perché serviranno per lavorare e stoccare l’acciaio destinato alle aziende del nord Italia, come è sempre avvenuto – ricorda l’rsu – Mentre tutti prevedono futuri industriali più o meno realistici, i lavoratori da 10 mesi sono in cassa integrazione e i 10 giorni al mese garantiti dall’accordo si sono ottenuti e sudati con ore di sciopero”.
Il problema vero intanto è che “la fabbrica cade a pezzi: impianti fatiscenti che non vedono la manutenzione sperata nemmeno in questo periodo di fermate natalizie come in passato, riscaldamenti malfunzionanti negli spogliatoi e nei refettori, pullman usurati allo stremo, binari e locomotori ai minimi termini, torri faro che crollano con una frequenza preoccupante”.
“L’ingresso del governo con Invitalia può essere un dato positivo solo se saranno garantiti, un piano industriale, la continuità dell’accordo di programma che garantisca una cassa integrazione con LPU per la continuità di reddito”.
Tra gli impegni di quell’accordo, ricordano infine i delegati ci sono: “investimenti sulla banda stagnata, peculiarità del sito di Genova e una serie di manutenzioni sulle linee di zincatura e tutto il resto dello stabilimento.
Programmazione di corsi di formazione finalizzati al reintegro di quella parte di lavoratori estromessi dallo stabilimento da inizio Pandemia e come da accordo del 6 settembre 2018 il reintegro di tutti i lavoratori Ilva in AS”.
Mentre “l’unica reale certezza ad oggi rimane il rischio di non garantire una doccia calda a fine turno”.