Genova. Piazza delle Erbe, ore 18: i camerieri chiudono gli ombrelloni e impilano le sedie, tra gli ultimi clienti che stanno finendo di corsa la consumazione. Dopo solo il rumore delle saracinesche che si abbassano e dei tavoli che vengono radunati e messi sotto catena. Fino a data da destinarsi, forse. Si chiude così l’ultima giornata di zona gialla per Genova, che dalla mezzanotte, insieme a tutta la Liguria, farà parte delle regioni “arancioni”, con nuove restrizioni tra cui la chiusura di bar e ristoranti.

Il clima della piazza simbolo della movida, se qualcuno ancora se la ricorda, è altalenante, tra rabbia e rassegnazione, per una nuova stagione di incertezza oramai alle porte: “Questa sarà almeno la terza ‘ultima chiusura’ che faccio in pochi mesi – ci spiega laconico il proprietario di una bar mentre invita i clienti ad affrettarsi – non credo di dover aggiungere altro”.

Anche perché da aggiungere c’è ben poco, se non la costernazione per una situazione già vissuta e che ritorna in tutta la sua drammaticità: se solo un mese fa si prospettavano le prime restrizioni per evitare le chiusure, oggi si chiude per evitare nuove restrizioni. Un paradosso frutto di una rincorsa al virus, fatta di una rapida successione di provvedimenti presi a tutti i livelli, capaci solo, per adesso, di creare sfiducia e rassegnazione, mentre gli ospedali continuano a riempirsi.

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Se la consumazione nei bar e ristoranti sarà vietata, potranno proseguire però le attività di asporto e consegna a domicilio: “Ci siamo attrezzati per questo – ci spiega un ristoratore di Canneto – ma non sarà ovviamente la stessa cosa, visto che cambieranno anche le abitudini delle persone, senza pensare che anche per noi produrre per l’asporto ha dei costi di fornitura maggiori”.

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La cosa che maggiormente “spaventa” la categoria è la prospettiva temporale di questa “seconda ondata”: se da un lato, ad oggi, le norme sono valide fino al 3 dicembre, non sono escluse nuove restrizioni per Genova e la Liguria, e, soprattutto, la stagione fredda è solo alle porte: “Proviamo a vivere giorno per giorno – ci racconta un ristoratore di piazza Matteotti – mentre ci prepariamo a sfruttare il periodo prima di Natale per aumentare le consegne”. Ma pensare a Natale e alle festività, oggi, questa sera, è proprio difficile.

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