Le indagini

Ponte Morandi, “i cavi erano corrosi”: il messaggio tra gli arrestati conferma la tesi dei periti

L'11 gennaio riparte l'incidente probatorio, ma di nuovo mancano gli spazi. Si pensa a una tensostruttura

Le immagini dei detriti di ponte Morandi repertate dai consulenti

Genova. “I cavi del Morandi erano corrosi”. Il messaggio inviato da Michele Donferri Mitelli a Paolo Berti, due dei dirigenti di Autostrade arrestati ieri nell’ambito dell’inchiesta sulle barriere fonoassorbenti, riportato nell’ordinanza del gip Paola Faggioni rappresenta senza dubbio un tassello fondamentale circa la consapevolezza dei vertici di Autostrade sullo stato reale del ponte Morandi prima del crollo e convalidano indirettamente le conclusioni ai cui sono arrivati i periti del tribunale nel processo principale a carico di autostrade, quello che ha portato a 43 morti.

Berti aveva scritto a Donferri di iniettare aria deumidificata nei cavi del viadotto Polcevera per levare l’umidità. Donferri risponde che i cavi sono già corrosi e il suo interlocutore risponde “sti c…, me ne vado”.

Da notare che i periti del tribunale non hanno accesso agli atti di indagine quindi fino a ieri non conoscevano quest’intercettazione, ma le conclusioni sono state le stesse, nonostante l’incidente probatorio sia slittato nuovamente a causa della richiesta dei periti di Autostrade e Spea di rimisurarli, richiesta riferita in particolare ai 3248 fili del reperto 132, misurando il diametro di ciascun filo.

Sul reperto 132, considerata dalla procura di Genova la prova “regina” perché e’ il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti nel primo incidente probatorio – quello relativo allo stato del ponte al momento del crollo consegnato nell’estate di un anno fa, avevano già individuato nei trefoli “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidita’ di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri”.

La nuova relazione sarà depositata il 30 novembre e l’incidente probatorio comincerà l’11 gennaio 2021. Con un’ulteriore incognita, quella degli spazi. Il tribunale di Genova è ancora una volta in certa di uno spazio molto grande che possa ospitare il presenza circa 200-240 parti del processo.
Inutilizzabile il padiglione Jean Nouvel perché i tempi dell’incidente probatorio potrebbero essere lunghi e la Fiera, terminata prima o poi l’emergenza Covid, avrà necessità di poter utilizzare quello spazio, la ricerca va avanti da settimane. E’ spuntata l’ipotesi dei teatri ma sarebbero piuttosto scomodi per consentire il movimento delle parti all’interno dell’aula. Ai magazzini del cotone le sale sono troppo piccole. L’ipotesi che sta prendendo campo è quella di montare una tecnostruttura da collocare in uno spazio vuoto. Tra le ipotesi al vaglio c’è piazzale Kennedy, ma in tribunale si studia anche un’alternativa potenziamenti più pratica: la copertura del cortile principale che avere le stesse dimensioni dell’aula magna di palazzo di Giustizia ad oggi inutilizzabile. La decisione definitiva dovrebbe arrivare nel giro di un paio di settimane.

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