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Piste ciclabili, il Comune spende 2,5 milioni per corso Italia ma la Fiab non è d’accordo

"Temiamo che la bici venga considerata come un mezzo per lo svago, volevamo essere interpellati"

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Genova. “Temiamo che si continui a considerare la bici come un mezzo principalmente per lo svago piuttosto che per una forma diversa di mobilità”. La Fiab di Genova, associazione che negli ultimi mesi ha lavorato a stretto contatto col Comune per la rete delle piste ciclabili d’emergenza, non risparmia le critiche alla giunta Bucci che ha deciso di usare la maggior parte dei 3 milioni di finanziamenti in arrivo dal governo per rivoluzionare (stavolta sul serio) l’assetto di corso Italia e realizzare una pista “strutturale”.

La notizia, riportata oggi da Il Secolo XIX, si riferisce a un progetto da tempo nei cassetti di palazzo Tursi: le bici avranno un percorso finalmente riservato e protetto al posto delle fioriere, che si sposteranno a centro strada. In questo modo non ci saranno più interferenze di sorta col traffico veicolare.

In quanto promotori della mobilità ciclistica cittadina ci sarebbe piaciuto essere coinvolti in questa decisione ma così non è stato – scrive la Fiab in una nota -. Ci eravamo peraltro offerti di effettuare con i nostri esperti un’analisi di costi e benefici dei vari progetti di ciclabilità urbana che il comune aveva nel cassetto ma ci servivano alcuni dati che abbiamo chiesto alla direzione mobilità la quale non ce li ha forniti”.

Circa mezzo milione sarà destinato alla creazione di cicloposteggi e altri piccoli interventi, ma 2,5 milioni saranno spesi sul lungomare più famoso della città. “La decisione è ineccepibile in quanto si tratta di un progetto pronto che fa parte di quello più ampio della Super 11 Fiumara-Boccadasse. Tuttavia in una chiave di mobilità ciclistica urbana si interviene nel punto meno interessato da questo tipo di mobilità di tutto il tracciato”, osserva la Fiab

“E’ curioso poi osservare come i fondi destinati dal governo erano stati stornati da quelli delle ciclovie turistiche per indirizzarli a quelli delle ciclovie urbane per via dell’emergenza Covid e connessi problemi di mobilità. Noi li destiniamo alla ciclovia urbana più turistica di tutte e meno urbana di tutte”.

Per quanto riguarda i cicloposteggi, poi: “Ben venga una parte di finanziamento per questi, siamo pieni di ciclisti che hanno paura di uscire con la bici perché non sanno dove metterla. Da considerare però che necessitano di finanziamento non solo quelli diurni a rotazione ma anche strutture dove poter ricoverare le bici per più tempo“.

Infine “riscontriamo una carenza della comunicazione, non basta tracciare ciclabili, la chiave è cambiare le coscienze. Anche il silenzio comunica, la mancanza di informazioni ufficiali lascia il campo agli oppositori che possono gestire il dibattito pubblico facendo valere le proprie posizioni. Le pubbliche amministrazioni che non si occupano della comunicazione e della promozione degli interventi svolti lanciano il messaggio che le attività svolte sono marginali e di scarsa importanza”, conclude la Fiab.

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