Diritti

“Non vogliamo essere chiamati eroi, vogliamo essere pagati dignitosamente”, a De Ferrari la protesta dei riders fotogallery

Hanno incrociato le braccia nell'ora calda delle consegne, in forma spontanea, per dire no alle tariffe e alle condizioni del nuovo contratto: "A queste cifre ci conviene non lavorare"

Genova. “Dobbiamo pagarci il mezzo, la benzina o la ricarica, lavoriamo con la pioggia, nella notte e nei festivi, e questo non ci viene riconosciuto, e se cadiamo e ci spacchiamo un braccio o una gamba non sappiamo come andare avanti, in tutto ciò, da oggi, a causa di un contratto peggiorativo, guadagniamo ancora meno di prima, talmente poco che forse non ci conviene neppure lavorare“, a parlare è Andrea, uno dei tanti rider ormai attivi a anche Genova.

“Con il contratto che ci troviamo ad avere oggi riesci a guadagnare abbastanza per giustificare l’uscita solo se percorri grandi distanze, e questo non possono farlo tutti, fisicamente, non è giusto che ci sia una discriminazione”, aggiunge un suo collega.

“Tra qualche ora anche a Genova potrebbero esserci ulteriori limitazioni dovute alla situazione pandemica, e anche se non ci fosse il lockdown vero e proprio, il nostro lavoro consente alle persone di ricevere a casa, in sicurezza, il loro cibo e le loro bevande, siamo noi in un certo senso che rischiamo al posto loro, svolgiamo un servizio ai cittadini e agli esercizi, oggi più che mai eppure non ci viene riconosciuto affatto questo ruolo“, dice un altro rider.

Sono alcune delle testimonianze dei riders che questa sera, proprio nell’orario in cui avrebbero dovuto scattare le consegne più numerose, hanno deciso di incrociare le braccia e protestare contro l’ultimo contratto di lavoro. Si trovano così in piazza De Ferrari. Hanno voglia di raccontare, hanno voglia di spiegare perché protesta, hanno un’urgenza che raramente si respira, in piazza, oggigiorno.

Una protesta spontanea, non organizzata da sigle sindacali – come era accaduto nei giorni scorsi, in orari e con numeri decisamente meno “vissuti” dai diretti interessati, ma che chiede a gran voce un’attenzione che oggi non c’è. Andrea, Billy, José, Frank e tanti altri: erano una trentina, con le biciclette e gli scooter elettrici, con le loro borse termiche e i brand delle varie aziende: Glovo, Deliveroo, Just Eat, per citare le più note.

“Questa è una professione nuova ma non può essere trattata come un passatempo – dicono ancora – è inutile che ci chiamino ‘eroi’ se poi non siamo pagati dignitosamente, non siamo eroi, siamo lavoratori come tanti altri e abbiamo dei diritti”. Al centro della protesta l’accordo tra Assodelivery, l’associazione datoriale, e il sindacato Ugl che pur rappresentando solo una minima parte degli addetti del settore sancisce nuove regole per tutti.

Le nuove regole. In base all’accordo non è prevista l’assunzione del personale che resta collaboratore occasionale o titolare di partita iva mentre verranno riconosciuti: un compenso minimo di 10 euro lordi per ogni ora lavorata, un’indennità integrativa pari al 10, 15 e 20% per il lavoro notturno, le festività e il maltempo, un premio di risultato da 600 euro ogni 2 mila consegne effettuate. Restano esclusi dall’accordo il trattamento per ferie, malattia o maternità. Anche il concetto di ora lavorata di fatto rappresenta una forma di lavoro a cottimo.

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