Genova. “La Liguria è al momento in quella che si potrebbe definire fascia arancione”, ad anticipare – ma non è detto che non sia una stima al ribasso – quelle che potrebbero essere le prossime decisioni del ministero della Salute (la diversificazione delle misure anti-Covid da dpcm sulla base della situazione di rischio delle varie regioni), è stato Filippo Ansaldi, responsabile prevenzione di Alisa, durante il punto stampa di questa sera.
Come noto, l’Istituto superiore di sanità prenderà come riferimento non solo il tanto citato indice Rt (in sostanza il numero di persone contagiate da un positivo) ma una serie di indicatori, in tutto 21.
“La Liguria è arancione, ovvero in una situazione di rischio intermedio – spiega Ansaldi – in base al numero dei nuovi casi ma anche alla capacità del sistema sanitario di rispondere alle richieste di ricovero, alla capacità del sistema di tracciare i casi e la situazione nelle rsa e nelle strutture socio sanitarie”.
C’è anche la questione terapie intensive, “Al momento negli ospedali liguri abbiamo 53 posti occupati su 209 – ha detto Angelo Gratarola, direttore del diar emergenze urgenze – cioè al di sotto del 30% considerato soglia di rischio, ma questa percentuale è per forza di cosa destinata a salire nei prossimi giorni”.
Oltre, appunto, all’Rt. Oggi la Liguria, ricorda Ansaldi, è tra le 13 regioni con Rt superiore a 1,5 “e la Lombardia e il Piemonte sono prossime a 2”.
Sul fatto che i valori della Liguria oggi siano “trainati” negativamente dall’andamento della malattia a Genova, Toti esclude – almeno per il momento – trattamenti ancora più restrittivi per il capoluogo ligure: “Per ora non si è parlato di provvedimenti a carattere subregionale ma solo regionale, ma a quanto ci è dato di capire la procedura deve ancora essere messa a punto”.