Genova. È legittima l’ordinanza regionale che impone a Genova la chiusura dei distributori automatici di alimenti e bevande per l’emergenza coronavirus. Lo ha stabilito il Tar di Genova nella sentenza con cui ha respinto il ricorso di due esercenti di piazza Manzoni e via Canevari che avevano impugnato il provvedimento.
Secondo i giudici della seconda sezione, a prevalere è il criterio della protezione sanitaria. Ciò che induce a questa valutazione, si legge nella sentenza, è il fenomeno dei “capannelli che spesso si formano in prossimità degli esercizi in questione, rendendo così difficile il mantenimento delle distanze utili per contenere la diffusione degli agenti patogeni”.
I due ricorrenti reclamavano la possibilità di aprire installando un sistema che consentisse a una persona per volta l’accesso ai distributori. Una misura che al collegio “pare insufficiente” sia perché attualmente questo sistema non c’è sia “per l’assenza di personale all’interno dell’esercizio, in grado di sanificare il distributore utilizzato” sia infine “per la manipolazione inevitabile, da parte degli utenti, dei tasti erogatori dei generi di ristoro offerti”.
La chiusura dei distributori h24 è stata disposta per il solo Comune di Genova con l’ordinanza regionale 68 del 14 ottobre, quella che istituiva anche le quattro “zone rosse” in città, ed è stata riconfermata con l’ordinanza 78 che scade alle 24.00 del 3 dicembre. Nel testo si precisa che “l’attività di vendita è inibita in tale modalità per qualsiasi genere merceologico”.
In giornata è previsto un incontro tra il sindaco Marco Bucci e una rappresentanza dei gestori degli h24. Ma la linea ribadita dal primo cittadino è chiara: “Se non garantiscono la presenza una persona all’esterno a controllare non potranno riaprire“.
Nel frattempo il Movimento 5 Stelle critica l’ordinanza: “Non si capisce che differenza corra tra un negozio h24 di Genova e uno di Ventimiglia, Savona, Rapallo o La Spezia. Il risultato è che nel capoluogo ligure, da un giorno all’altro, a oltre 100 titolari di distributori h24 è stato impedito di lavorare, con evidenti ricadute economiche e occupazionali”, fanno sapere il capogruppo regionale Fabio Tosi e il consigliere comunale Fabio Ceraudo.
“I titolari degli Shop h24, che hanno dato vita a un comitato spontaneo, hanno comprensibilmente chiesto alle istituzioni di fare un passo indietro – aggiunge Tosi -: lo scorso 5 novembre hanno anche inviato all’ufficio di presidenza del Consiglio regionale e a tutti i capigruppo delle forze consiliari una richiesta con la quale si chiedeva di essere uditi nella conferenza dei capigruppo. Non hanno ancora ricevuto risposta. Sollecito nuovamente il presidente del Consiglio regionale a fissare un’audizione”.
“Ricordiamo alla giunta regionale e comunale che i titolari degli Shop h24 sono in difficoltà: molta merce rischia di andare in scadenza, devono pagare gli affitti dei locali, le bollette, i fornitori e i dipendenti”, concludono Tosi e Ceraudo.