Genova. Dopo l’allargamento dell’offerta di posti letto per la media intensità, con l’apertura di nuovi reparti dedicati e i 500 posti trovati nelle Rsa del territorio, la prossima sfida è quella di trovare posti letto e spazi per gestire la post degenza per i soggetti più fragili, alleggerendo ulteriormente gli ospedali.
“Se c’è una differenza tra la prima e la seconda ondata è proprio la proporzione tra le tipologie di stato di salute dei pazienti affetti da Covid-19 – spiega il commissario straordinario per le Rsa di Alisa, Ernesto Palummeri – confrontando i dati dello scorso marzo-aprile, oggi (e per ora) abbiamo molti più pazienti in media intensità rispetto alle terapie intensive. Cosa che sta sovraccaricando i nostri ospedali”.
Da qui la decisione di trovare posti nelle Rsa liguri, cosa che, però potrebbe non bastare: il post degenza, cioè, il recupero del malato una volta guarito (cioè con tampone negativo), con questi numeri, rischia di impegnare le strutture ospedaliere ulteriormente, soprattutto in situazioni di pazienti “o non autosufficienti o che non possono rientrare nella propria abitazione per svariati motivi, o per l’accessibilità alla casa, o per la presenza di altri soggetti magari in quarantena o positivi”. Insomma, quel luogo intermedio tra l’ospedale e la casa, che serve per proseguire, sotto la supervisione e l’assistenza medica, il lungo percorso verso la normalità.
Durante la prima ondata era stata predisposta la “nave ospedale”, tra le altre strutture, mentre oggi, al momento, si cercano spazii sulla terra ferma, facilmente accessibili e convertibili e che possano garantire l’assistenza a tante persone contemporaneamente. Tra le ipotesi al vaglio degli esperti i locali dell’ex Ostello della Gioventù di Righi, che potrebbe contenere almeno un centinaio di posti letto, e i locali nelle pertinenze del complesso della Madonna della Guardia, dove potrebbero trovare spazio un altro centinaio di persone. Nei prossimi giorni saranno fatte verifiche in loco per capire la possibilità di procedere