Genova. “Tante persone pensano che questa sia una fiction, che siamo degli attori. Purtroppo è tutto reale. E in giro vedo ancora troppa spavalderia“. Il monito arriva da Angelo Gratarola, primario del pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Genova che da alcuni giorni ha il piazzale esterno occupato da un tendone della Croce Rossa che ricorda effettivamente una situazione di tipo militare.
Uno scenario “di guerra”, motivato dall’emergenza nei reparti che costringe a trovare soluzioni alternative anche non convenzionali, che tuttavia non sembra essere compreso da tutti. “Devo dire che vedo ancora un po’ troppa disinvoltura in giro – dice Gratarola commentando non solo gli affollamenti del weekend ma anche gli atteggiamenti individuali delle persone -. È un problema forse di non sufficiente consapevolezza ed educazione civica rispetto al dolore e alla sofferenza che c’è qui dentro, non solo dei malati ma anche di tutti gli operatori che stanno lavorando in maniera drammaticamente pesante, senza badare agli orari, con la paura di infettarsi. Ci vuole rispetto per il tessuto sanitario, non dobbiamo indebolirlo”.
L’uso della mascherina, in particolare, viene raccomandato non solo per sconfiggere il Covid. “Nell’inverno australe, che è finito, abbiamo notato che le mascherine, il distanziamento e la vaccinazione antinfluenzale hanno determinato una circolazione quasi nulla dell’influenza stagionale. Io spero che questo accada anche alle nostre latitudini perché, se così fosse, avremmo un nemico solo da combattere che è il coronavirus”.
La sensazione, tuttavia, è che l’inserimento in “zona gialla” – peraltro nulla è definitivo – sia stato interpretato come un segnale di libertà totale. “Ognuno dà l’interpretazione che vuole – precisa Gratarola – Non andrei al di là dei colori. Ritengo che la gente debba fare quello che gli si chiede di fare: lavarsi le mani, tenere la mascherina quando si è insieme agli altri e rimandiamo di qualche mese gli abbracci. Facendo così avremo salvaguardato non solo le vite ma anche il tessuto sanitario”.
Al San Martino una boccata d’ossigeno non la darà solo l’ospedale da campo, che fornirà 24 posti letto per evitare di ammassare i malati all’interno del pronto soccorso, ma anche le nuove assunzioni. “Sono già arrivati 180 infermieri e un po’ di medici, una trentina di anestesisti di cui alcuni che andranno al Villa Scassi. Sono figure che in queste ore vengono acquisite e distribuite dove ve n’è la necessità”.