Genova. Ci sarà una terza ondata di coronavirus in Italia? “Intanto aspettiamo che finisca la seconda“. È improntata come sempre alla prudenza l’analisi di Giancarlo Icardi, epidemiologo genovese a capo dell’unità operativa di igiene dell’ospedale San Martino, che al momento preferisce non sbilanciarsi nelle previsioni e raccomanda piuttosto un’osservanza scrupolosa delle norme di prevenzione.
“In Liguria gli indicatori vanno sicuramente bene, dalla pressione sugli ospedali al numero di casi, ma è chiaro che siamo in una fase delicata – spiega Icardi -. Quando notiamo queste cose bisogna anche pensare che per tornare a salire ci vuole poco. Il virus continua a circolare, se si allenta troppo la presa è chiaro che potrà riprendersi e non si concluderà neppure la seconda ondata“.
Insomma, parlare oggi di terza ondata “è un po’ un azzardo”. Quello che bisogna fare adesso è “continuare a rispettare le regole passo passo in modo da arrivare ad azzerare i contagi“. E quando ci arriveremo? Anche in questo caso Icardi preferisce non tirare a indovinare: “Purtroppo la discesa non è altrettanto rapida come la salita. Su un’infezione che si sviluppa in 7-10 giorni, con l’onda lunga di tre settimane fa, dobbiamo aspettarci di poter fare qualche ipotesi verso metà dicembre, sempre che il trend si mantenga quello di oggi. Se la settimana prossima vedremo una risalita dovremo rivedere lo scenario”.
Per gli stessi motivi, secondo il medico genovese, non è possibile valutare ora come dovremo comportarci per il periodo natalizio. “Mi piace pensare che le persone abbiano una coscienza dopo dieci mesi di convivenza con un virus che ci ha cambiato la vita. Se avremo una situazione discreta, credo che le persone con le dovute cautele potranno avere un approccio alle feste di tipo sociale, o meglio familiare”. Dunque via libera al cenone? “Non mi sento di dire ‘liberi tutti’, ma nemmeno il contrario. Sarebbe troppo facile dirlo adesso, bisogna aspettare di vedere come evolve la situazione nelle prossime settimane”.
Ciò che appare chiaro dai numeri oggettivi è che la Liguria potrebbe essere davvero una delle prime regioni a vedere la luce in fondo al tunnel, come ha pronosticato il presidente Toti nel weekend: “Coi dati di oggi la risposta è sì. Ma siccome abbiamo raggiunto questi risultati in funzione dei comportamenti che abbiamo tenuto, dico che solo se continueremo ad applicare queste misure saremo forse i primi, e questo ci dovrà senza dubbio inorgoglire. Del resto le armi a nostra disposizione per ora sono queste”.